L'ultima opera del Cigno di Busseto torna sul palcoscenico del Teatro Regio
di Parma con uno spettacolo firmato da Jacopo Spirei -
collaboratore di lunga data di Graham Vick - che mantiene
sempre una certa attenzione alla parola, con una sana leggerezza che aiuta a
percepire i veri messaggi reconditi di questo capolavoro.
L'azione è giustamente trasposta in tempi contemporanei, così da permettere
al pubblico di rivedersi e riconoscersi in scena; resta sempre punzecchiante,
mai banale, mai ridicola, sempre divertente nella misura dettata dalla
compostezza, trascurata solo dal protagonista e dai suoi servitori.
Ottimi i costumi di Silvia Aymonino - interessante la scelta
dell'animalier - ed efficaci le luci di Fiammetta Baldiserri.
Invece le scene di Nikolaus Webern sono un'occasione persa.
Validissima la piccola stanza d'osteria costruita quasi in proscenio, che
agevola i cambi che si possono fare sul retro; elegantemente squisita la piazza
di Windsor che prende il posto del giardino di Ford. Meno intrigante, ma
accettabile, la casa di Alice che si apre sulla piazza. Assolutamente mediocre
la scena finale, con piccole aiuole vistosamente finte, la casa dei Ford ancora
aperta, la quercia idealizzata in un disegno luci sul lampadario della sala.
Ottima la lettura musicale di Riccardo Frizza sul podio di
una Filarmonica Arturo Toscanini finalmente compatta e
omogenea. Frizza guida con mano salda la matematica millimetrica di questa
immensa partitura senza mai lasciare nulla al caso e il risultato lo si
percepisce in crescendo fino all'apoteosi finale, quando dirige una fuga così
precisa da potersi sentire ogni singola parte e ogni singola parola.
Roberto De Candia dimostra di avere fatto suo questo ruolo,
pur con la certezza che crescerà ulteriormente nel corso degli anni. Il suono è
ampio, corposo e luminoso al tempo stesso, perfetto per la parte, con una certa
musicalità e precisione che gli derivano dal repertorio mozartiano e rossiniano.
Il personaggio è centratissimo, intriso di bon ton britannico, irriverente ma
garbato, insolente ma composto.
Amarilli Nizza debutta nella parte di Alice -
ennesimo ruolo verdiano del suo catalogo - e finalmente la riconduce nell'ambito
delle vocalità piene e robuste. Alice non possiede pezzi solistici o
duetti, se non qualche frase in terzo atto, ma è l'artefice di tutta la
commedia, pertanto il peso del suo canto deve rappresentare ciò che compie in
scena. Nizza, in questo senso, interpreta una “Signora” Alice sotto ogni punto
di vista, facendosi sempre sentire dalle note più basse, saldamente ancorate,
fino agli acuti.
Giorgio Caoduro è un Ford brillante, dotato di
smalto e ampiezza nella voce, rigore e compostezza nell'interpretazione scenica.
Damiana Mizzi è annunciata indisposta - la Signora Meo
potrebbe adottare il cortese modello Pereira effettuando direttamente le
comunicazioni in palcoscenico - ma la sua performance non sembra particolarmente
menomata. Anzi si presenta lucente e in grado di affrontare i filati con un buon
uso del fiato, anche se il legato è da migliorare.
Juan Francisco Gatell è un buon Fenton, innamorato,
gentile, romantico, elegante e raffinato anche nel canto elegiaco che
contraddistingue questo personaggio.
Sonia Prina interpreta una Quickly squisita, anche
se nella vocalità si riscontra uno stile non propriamente morbido e fluido che
appare un poco strano, presumibilmente derivante dal suo repertorio d'elezione.
Ma ciò non è un grande problema, poiché le note ci sono e il personaggio è
davvero accattivante.
Meg è la brava Jurgita Adamonyte, Cajus
l'efficacie Gregory Bonfatti, Bardolfo l'istrione
Andrea Giovannini, Pistola il valido e ben preparato
Federico Benetti.
Buona la prova del Coro del Teatro Regio di Parma preparato
da Martino Faggiani.
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