Lucrezia Borgia è indubbiamente uno dei capolavori
drammatici del prolifico Gaetano Donizetti, opera intrisa di
azione intensa e talvolta tragica, solo a tratti alleggerita da qualche pagina
goliardica o patetica.
E il senso teatrale della vicenda è sapientemente raccontato da Marco
Armiliato alla guida della Mozarteumorchester Salzburg,
la cui lettura musicale è ricca di fraseggi e sfumature, con un certo vigore
all'italiana senza comunque rinunciare alla purezza di suono. Ottimo il
Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor diretto da Ernst
Raffelsberger.
La Lucrezia di Krassimira Stoyanova è di una
eleganza oltre misura, di una raffinatezza impareggiabile, forse troppo, poiché
il velluto della sua voce, l'omogeneità della linea di canto, la bellezza del
legato quasi tendono a diminuire la resa drammatica, che sfocia come si deve
soltanto nel lugubre finale.
Il Gennaro di Juan Diego Florez è di un incanto
indescrivibile e sembra ridondante sottolineare l'ennesimo successo del tenore.
Al di là della perfezione tecnica, dei suoni purissimi e degli accenti
strepitosi, ciò che sorprende sempre di più sono i cromatismi, i fraseggi, la
sua capacità di cantare ogni singola consonante, ciò che non solo rende
comprensibilissime tutte le parole, ma soprattutto arricchisce il canto di una
articolazione complessiva che produce un ascolto sempre più piacevole.
Eccellente l'Alfonso di Ildar Abdrazakov, cantante
morbidissimo, voce pastosa, interpretazione smaltata, abile fraseggiatore, forse
fin troppo regale per il terribile ruolo.
Bravissima Teresa Iervolino nei panni di Maffio Orsini,
della quale si apprezzano soprattutto i brillanti acuti e le perfette
colorature, mentre difetta sempre un poco di proiezione e talvolta risulta
coperta.
Sufficiente il lungo stuolo dei comprimari (Minjie Lei, Ilker
Arcayürek, Gleb Peryazev, Ilya Kutyukin, Andrej Filończyk, Gordon Bintner)
tra i quali svetta soltanto il Rustighello di Andrew Haji.
Grandissimo successo per tutti, davvero meritato, e ovazioni da stadio per
Juan Diego Florez.
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