La rarissima Torvaldo e Dorliska è riproposta sul
palcoscenico del Teatro Rossini, nel fortunato allestimento di
Mario Martone del 2006, per la prima volta nella sua edizione
critica, pubblicata soltanto un anno dopo la precedente messinscena dello
spettacolo.
Inutile soffermarsi sull'importanza di questo titolo, una delle perle
rossiniane appartenenti al genere semiserio, intrisa di momenti tragici,
drammatici, romantici, patetici, cui si affiancano il buffo e il grottesco. La
regia di Martone è ancora perfettamente efficiente e accattivante, anche se
ricca di autoimprestiti, soprattutto nell'utilizzo della platea e della pedana
adiacente al golfo mistico, ma fortunatamente in questa occasione non esagera
nel concentrarsi sulla sala anziché sul palcoscenico, come avvenuto in altri
spettacoli, dunque funziona, spaventa, diverte, racconta una storia. Altrettante
note positive valgono per i costumi di Ursula Patzak, le scene
di Sergio Tramonti e le luci di Cesare Accetta.
Ottima la direzione di Francesco Lanzillotta, che riesce a
far emergere i giusti ed eterogenei caratteri dalla complessa partitura, pur
avendo a disposizione l'Orchestra Sinfonica G. Rossini che
ancora dimostra di avere ampio spazio di miglioramento in quasi tutta la sezione
dei fiati. Eccellente la collaborazione di Gianni Fabbrini, buona la prova del
continuo di Anselmo Pelliccioni,discreto il Coro del
Teatro della Fortuna M. Agostini guidato da Mirca Rosciani.
Salome Jicia, dopo il successo lo scorso anno ne La
donna del lago, qui si presenta nelle vesta di Dorliska e
sempre dà sfoggio delle sue abilità tecniche, coi virtuosismi ben sgranati, i
legati che abbelliscono e ammorbidiscono i suoni, gli accenti che esprimono
disperazione, angoscia, pathos, rassegnazione e romanticismo.
Il bravissimo Dmitry Korchak rende un Torvaldo
davvero riuscitissimo, arricchendo di sublimi mezze voci i suoi fraseggi da
innamorato, per poi mostrare acuti pieni e svettanti nei momenti di coraggio, il
tutto in perfetto stile rossiniano.
Ottimo il Duca di Nicola Alaimo, personaggio
difficilissimo e dalle mille sfaccettature, qui reso con opportuna varietà
d'intenti ed espressività, senza mai davvero poter capire se si tratta di un
personaggio cattivo o sfortunato.
Interpretazione magistrale quella di Carlo Lepore nei panni
del custode Giorgio, che inizialmente appare il personaggio goffo e
buffo della situazione, poi gentile nel voler aiutare i due poveri innamorati,
infine un vero demonio che vuole solo farla pagare a quel tiranno del suo
padrone. La voce è sempre sicura e brillante, le limpide note acute fanno da
contrappeso alle salde note gravi, le fioriture sempre impeccabili.
Si riconferma ottima Raffaella Lupinacci che qui interpreta
Carlotta, sorella di Giorgio.
Buona la prova di Filippo Fontana nel ruolo di Ormondo.
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