Seconda opera nel cartellone del ROF 2017, anche La
pietra del paragone come Le Siège de Corinthe è
riproposta in una edizione critica aggiornata e dopo quindici anni è possibile
riascoltarla in una versione ancora più originale.
Per l'occasione si è deciso di rispolverare e riallestire sul più grande
palcoscenico dell'Adriatic Arena il celebre spettacolo ideato a
suo tempo da Pier Luigi Pizzi, dimostrandosi ancora
attualissimo, azzeccatissimo nella filologia seppur di stampo contemporaneo,
divertente e misurato, un poco audace, ma quel tanto che fa sorridere. Ogni
pezzo del grande puzzle è perfettamente al suo posto: la regia puntuale e
minuziosa sui personaggi e sulle masse, le belle e funzionali scenografie, gli
eccellenti costumi alla moda e le adeguate luci di Vincenzo Raponi.
Sul podio della superlativa Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI,
Daniele Rustioni compie un ottimo lavoro soprattutto in termini di
colori, sfumature e di dialogo col palcoscenico, indubbiamente complice la
bravura di Richard Barker, eccellenza rossiniana, depositario
di un sapere che contribuisce a mantenere alti i livelli delle esecuzioni
pesaresi.
I panni del protagonista, il Conte Asdrubale, sono vestiti dal bravo
Gianluca Margheri, cantante sempre corretto - tranne per
qualche incertezza iniziale - in possesso di un bel timbro scuro e un colore
molto piacevole. Purtroppo lo stile di canto sembra avulso dal contesto
rossiniano e molto lontano da quello dei colleghi, tanto da apparire come un
pesce fuor d'acqua. La sua recitazione è comunque molto apprezzata dal pubblico,
ma non è sufficiente ad evitare alcune contestazioni che gli vengono rivolte al
termine della recita.
Pure criticata è la marchesa Clarice di Aya Wakizono,
forse a causa della voce piccola che è spesso coperta dal peso orchestrale o dal
canto degli altri solisti. A parte ciò la sua tecnica è veramente sorprendente,
precisissima e al tempo stesso morbidissima, arricchita da un fraseggio davvero
eloquente ed espressivo, oltre a delle agilità puntuali e vellutate, soprattutto
in “Se per voi le care io torno”.
Il Cavalier Giocondo di Maxim Mironov è un tripudio
di colori. Il bravo tenore belcantista riconferma le sue doti tecniche, la sua
consapevolezza rossiniana, i suoi virtuosismi sapientemente sgranati, la sua
espressività raffinata, il suo portamento elegante, il suo saper legare i suoni
con un'ottima capacità di rendere sfumature e accenti.
Eccellenti, brillantissimi, precisissimi, vere punte di diamante, il
Macrobio e il Pacuvio di Davide Luciano e
Paolo Bordogna, veri rossiniani DOC.
Molto buone anche le parti di contorno con Aurora Faggioli
nel ruolo della Baronessa Aspasia, Marina Monzò nella
parte di Donna Fulvia e William Corrò nei panni di
Fabrizio.
Ottima la prova del Coro del Teatro Ventidio Basso diretto
da Giovanni Farina.
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