Tutte caratteristiche che il pubblico ritroverà anche nella nuova
coproduzione di quest'anno, Paride ed Elena di Gluck, in scena al
Teatro Verdi di Pisa martedì 5 (in abbonamento nella Stagione dei Concerti
della Normale) e mercoledì 6 febbraio (entrambe le recite alle ore
20.30); poi, sempre in febbraio, al Teatro Goldoni di Livorno il 13 e 14 e al
Teatro del Giglio di Lucca il 19 e 20, e infine, in ottobre, all'Opera Royal de
Wallonie, il prestigioso teatro di Liegi che proprio sul raro capolavoro di
Gluck e Calzabigi ha trovato una importante convergenza con il Progetto Opera
Studio.
Di grande valore musicale e storico, Paride ed Elena, presentato per
la prima volta il 3 novembre 1770 al Burgtheater di Vienna, è l'ultimo
tassello del trittico, comprendente anche Orfeo ed Euridice e Alceste,
che Gluck realizzò in collaborazione con il librettista livornese
Ranieri de' Calzabigi e che, come è noto, segnò una svolta decisiva nella
vicenda del teatro musicale settecentesco, quella "riforma del melodramma"
che, nella fusione fra musica, poesia drammatica e danza, incarnerà lo snodo
determinante nella creazione di un gusto neoclassico destinato a dilagare di lì
a poco in tutte le arti segnando il tramonto definitivo del rococò e
l'affermazione di una civiltà artistica fondata sulla vigoroso rilancio della
proporzione, della linearità e dell'armoniosa fusione fra forme e contenuti.
La trama di Paride ed Elena, tratta dalle Heroides di Ovidio, è
quella narrata dal mito (con l'unica differenza che Elena è promessa a
Menelao re di Sparta, e non già sposa: prudente escamotage di Calzabigi
per evitare di incorrere negli strali della censura mettendo in scena il trionfo
di un adulterio): Paride, figlio del re di Troia, sbarca a Sparta con il
suo seguito; qui viene accolto da Amore che, sotto le vesti di Erasto,
gli offre il proprio aiuto per conquistare Elena. Paride riuscirà
nell'impresa ed Elena salperà con lui alla volta di Troia, mentre la
dea Atena, infuriata, predirrà loro le future, tremende sventure che
deriveranno dal loro amore.
A guidare i giovani cantanti e maestri collaboratori provenienti da tutta
Europa il direttore d'orchestra Mº Filippo Maria Bressan, vero
specialista del genere, fondatore e direttore dell'Athestis Chorus e dell'Academia
de li Musici e il regista toscano Andrea Cigni.
Scene e costumi sono di Lorenzo Cutùli, il disegno luci è di Fiammetta
Baldisseri. La parte coreografica è affidata a Ilaria Moretti e la
sua compagnia, il Gruppo Icaro.
Gli interpreti che si alterneranno nelle diverse recite, sia nelle parti
protagoniste che in ensemble, sono: Esther Andaloro, Alessia Arena,
Francesca Becucci, Arianna Lorenzi, Rita Matos Alves (Elena ),
Anaïs Brullez, Stefania Campicelli, Jasmine Daoud (Pallade),
Giorgia Cinciripi (Una voce), Elisa Dell'Olio Raimondo, Diego
Fiorini, Maria Chiara Gallo, Vittoria Lai, Veronique Nosbaum, Chiara
Pieretti (Amore), Barbara Menier, Carlos Natale, Angela NicoliÂ
(Paride), Stefano Olcese, Matteo Pavlica (Solo nel secondo Coro),
Louisa Petais (Solo nel primo Coro), Marco Rencinai (Un
troiano), Antonella Schiazza (Solo nel primo Coro),
Francesco Segnini. Partecipano inoltre all'ensemble corale Carlo
Bonarelli, Alessandro Manghesi, Andrea Paolucci, Pasquale Russo, Antonio Tirrò e
Nicola Vocaturo.
Dal laboratorio di Opera Studio anche i Maestri collaboratori: Claudio
Bianchi, Natalia Kukleva e Marco Rimicci.
Orchestra per la Lirica Toscana, Maestro al cembalo Riccardo Mascia.
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