In una fredda e piovosa Bologna dopo le feste pasquali vengo immersa in una
rarefatta e suggestiva atmosfera al teatro Comunale felsineo con LA VOIX
HUMAINE di Poulenc messa in scena assieme a
CAVALLERIA RUSTICANA di Pietro Mascagni.
Nel primo atto unico tutto appare anche molto raffinato e per questo molto
più cruda ed agghiacciante diviene la realtà tratteggiata via via che lo
splendido capolavoro francese si dipana sulla scena.
In una ovattata stanza bianca con due letti bianchi (si rivelerà poi stanza
di manicomio di lusso con tanto di dottore infermiere spietate e fantasmi della
mente della protagonista ormai un classico ) si evolve il dramma psicologico
della protagonista che la regista EMMA DANTE pone
inevitabilmente in uno stato di pazzia pericolosa.
Immensa, con enorme personalità scenica e vocale il soprano ANNA
CATERINA ANTONACCI in splendida forma tiene incatenati gli spettatori e
domina la scena, commuovendo e donando brividi unici. L'artista sa giocare con
toni e mezzevoci a volte aggiungendo pennellate di voce infantile (ricorda la
Bette Davis di “Che fine ha fatto Baby Jane”) supportata dalla
splendida bacchetta di MICHELE MARIOTTI in perfetta simbiosi
con il soprano, che sembra cucirle addosso una veste musicale livida, potente e
suggestiva. Entusiasmo negli applausi finali al calor bianco.
Duole vedere che il teatro non è pienissimo in questo primo tempo e
soprattutto si riempie poi per Cavalleria rusticana, a mio avviso una mancanza
di rispetto per la musica e per gli artisti sul palco. Anche perché l'opera
seguente non mostra a mio avviso la stessa qualità.
A chi scrive sembra che orchestra coro (diretto da ANDREA FAIDUTTI)
del teatro Comunale e lo stesso Mariotti siano un po' annoiati
nell'eseguire questo splendido capolavoro. Tempi abbastanza veloci e nessuna
ricerca di nuances e colori , qualche strappata e sforatura nell'orchestra e
qualche acidità nei soprani.
La brutta impressione si attenua all'Ineggiamo condotto e svolto
egregiamente. E via via passa fino al poderoso finale (lasciando perdere il
celebre urlo buttato via e mal recitato..) .
Santuzza è CARMEN TOPCIU mezzosoprano rumeno di
chiara impronta Falcon voce morbida bella e chiara, anche troppo a mio gusto per
il ruolo. L'attrice è pallida e non si impone, ma qualche pianissimo ben
calibrato mi fa dimenticare questo.
Voce bellissima, generosa, tradita da un improvviso malessere nell'addio
finale alla madre quella del tenore MARCO BERTI, Turiddu,
solare e dagli acuti luminosi . Non sono per niente d'accordo che negli applausi
finali venga buato non lo meritava.
Molto buona la resa vocale e scenica di GEZIM MYSHKETA
baritono che ho già apprezzato in altri teatri, musicalissimo, dalla potente
voce brunita e scenicamente validissimo.
Bella sia nel fisico che nella voce scura da mezzosoprano la Lola
seducente di ANASTASIA BOLDYREVA mentre uno dei miei
mezzosoprani preferiti veste con autorevolezza i panni di Mamma Lucia,
parlo di CLAUDIA MARCHI ottima interprete.
La regia mette la Passione in scena con croci, scene della Passione, mimi ed
attori a gogo. Non mi piace e me ne duole perché apprezzo ed amo la forza
espressiva e cruda di Emma Dante. Ma qui si trasforma in un marasma di ventagli,
balletti frenetici di figuranti e coristi, scale decorate e croci.
Le scene sono di CARMINE MARINGOLA, i costumi di
VANESSA SANNINO, le luci di CRISTIAN ZUCARO e le
coreografie di MANUELA LO SICCO.
Applausi convinti e calorosi alla fine tranne per Marco Berti.
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