All'apertura del sipario le care vecchie quinte dipinte e molto belle:
vintage e sempre apprezzata la scenografia di questa Norma
ferrarese vista da me il 9 aprile, scenografia originale del 1831 di
Alessandro Sanquirico. In alcune scene è anche troppo monumentale
(dubito che nella selvosa Gallia ci fossero templi simili a quelli greci ), ma
dobbiamo pensare al gusto dell'epoca e vederla con gli occhi di uno spettatore
del 1831.
La sinfonia bellissima è ben suonata con vigore e luminose note ben sorrette
da fiati precisi dall'orchestra Città di Ferrara, nota compagine ferrarese
guidata da un giovane ma valentissimo e vigoroso M. Sergio Alapont
che sa dare un'impronta molto viva all'immortale musica belliniana. Infiamma nei
momenti eroici (come il coro “ Guerra Guerra”) e sa tratteggiare con nuance
lunari e squisitamente languidi i momenti di sentimento.
Spicca su tutti la Norma di Silvia Dalla Benetta
ampiamente padrona del suo mezzo vocale anche se compromesso da una brutta
faringite (annunciata la sua indisposizione prima della recita). E' quando si
sta poco bene che emerge la cantante di spicco e il soprano vicentino è una
leonessa. La sua “Casta Diva” vive di pianissimi soavi e agilità
sgranate, il personaggio resta autorevole e ben tratteggiato, solo in alcune
note si avverte il malessere, ma la parte è portata alla fine con tutto
rispetto.
Il tenore Nelson Ebo è Pollione: bella figura
scenica, giovane e prestante, la voce è molto bella come colore, ma l'emissione
a volte è forzata e per me presenta qualche momento d'ingolamento. L'attore è
modesto, ma certo la parte non brilla per grande potere teatrale.
Adalgisa è la vincitrice del premio “Toti Dal Monte” Yulla
Gorgula voce molto chiara, ben emessa e di ottima scuola. Regge molto
bene il confronto con Norma e sgrana con molta precisione le agilità belliniane
della sua bellissima parte. In qualche acuto estremo è un po' acida, ma si farà.
Autorevole anche se in qualche nota un po' sforzato l'Oroveso di
Volodymyr Tyshkov altro vincitore del concorso (piccola
nota polemica perdonatemi ma voci belle italiane non ce ne sono? A me che lavoro
e pratico l'ambiente lirico risulta di si).
Belle voci e precisione musicale per la Clotilde di
Valentina Corò ed il Flavio di Eder Vincenzi
(appunto italiani come la vicentina ed italianissima protagonista).
La regia non mi ha convinto. Non si è capito il ruolo dei figuranti che
escono nei momenti più lirici a disturbare l'attenzione strisciando e compendo
movimenti tipo zombie: demoni interni? Mah, comunque abbastanza funzionale tolti
appunto queste presenze. La regia era a cura di Alessandro Londei
supportato dalle luci molto belle di Roberto Gritti e dai
bellissimi costumi di Veronica Pattuelli.
Una menzione a parte al valentissimo coro Ensemble Vocale Continuum
diretto in maniera egregia da Luigi Azzolini.
Pur non essendo in tantissimi tengono bene la forza e il magma musicale
imposto dal compositore catanese soprattutto nel reparto maschile non mostrano
forzature e voci che sforano, ed hanno un bel colore omogeneo. Uno spettacolo
godibilissimo.
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