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Recensione opera lirica Norma di Vincenzo Bellini al Teatro Comunale di Ferrara

William Fratti, 13/04/2017

In breve:
Ferrara - Recensione dell'opera lirica Norma di Vincenzo Bellini in scena al Teatro Comunla di Ferrara il 7 aprile 2017.


Lo spettacolo andato in scena al Teatro Comunale di Ferrara, coprodotto con Treviso, si avvale di scenografie dipinte che riprendono l'allestimento originale della prima rappresentazione dell'opera nel 1831 firmato da Alessandro Sanquirico.

Talvolta è piacevole assistere a questo ritorno al passato, ma se non corredato di una regia minuziosa e puntuale, risulta essere soltanto polveroso. Purtroppo il lavoro di Alessandro Londei è pressoché inesistente, molto più breve di quanto non siano le note pubblicate sul programma di sala. Le idee potranno essere anche interessanti, ma non sono sviluppate sul palcoscenico. Pertanto si assiste solo ad una serie di ingressi, qualche gesto e uscite.

Fortunatamente le due protagoniste femminili ci mettono del loro e risultano credibili, mentre Pollione sembra un tarantolato e Oroveso appare inchiodato e inamovibile. Buono il primo ingresso del coro, mentre per il resto è soltanto piazzato. In più ci sono i soliti mimi che si agitano, che sempre più spesso popolano gli spettacoli provinciali che hanno bisogno di essere riempiti in qualche modo.

Apprezzabili i costumi di Veronica Pattuelli e le luci di Roberto Gritti.

Qualche ombra invade anche l'ambito musicale. Sergio Alapont è un direttore alterno, con dei bei momenti di belcanto e altri più noiosi.

Lo stesso vale per l'Orchestra Città di Ferrara, che si produce in un bel suono in certe pagine, mentre è approssimativa in altre.

Corretto ma leggermente insipido è il Coro Ensemble Vocale Continuum.

Silvia Dalla Benetta è una Norma deliziosa. È annunciata indisposta - si apprende poi dai social network che si tratta di una grave infezione alle vie respiratorie - ma tale inconveniente è circoscritto a un minor velluto e un poco ridotto vigore. Per il resto la sua è una vera e propria lezione di bel canto: intonazione impeccabile, tecnica perfetta, stile raffinato, portamento elegante, fraseggio eloquente.

La giovane Yulia Gorgula è un'Adalgisa morbida e delicata, con una buona ed omogenea linea di canto. Peccato che le note più estreme, sia in alto che in basso, siano piuttosto imprecise.

Nelson Ebo è un Pollione da dimenticare. Ottimo materiale vocale ma privo di tecnica e ogni nota se ne va alla deriva, denotando problemi di ogni sorta sui fiati, sulla maschera, sull'appoggio e sul passaggio.

Il giovane Volodymyr Tyshkov è un Oroveso precario, Valentina Corò è una Clotilde poco intonata, Eder Vincenzi è un Flavio accettabile.

 
 
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