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Recensione opera Manon Lescaut di Giacomo Puccini al Teatro Regio di Torino

William Fratti, 28/03/2017

In breve:
Torino - Recensione dell'opera lirica Manon Lescaut di Giacomo Puccini in scena al Teatro Regio di Torino il 22 marzo 2017.


La serata al Teatro Regio di Torino si apre con un annuncio, esposto da alcuni dei dipendenti della Fondazione - tra cui Coro e Orchestra - al fine di sensibilizzare il pubblico in merito alle problematiche che stanno affliggendo pressoché tutti i teatri lirici italiani a causa dell'applicazione dell'ultima riforma. Si tratta di un genere di protesta molto intelligente, poiché mira a coinvolgere gli spettatori circa questioni che li interessano in quanto fruitori dell'arte e della cultura prodotta dalla lirica. Il Regio di Torino ha ben ragione di protestare, poiché si tratta di un teatro molto ben frequentato e ciò significa soltanto che la qualità è alta al punto da soddisfare un pubblico che continua ad acquistare biglietti.

Manon Lescaut torna sul palcoscenico del Mollino nell'allestimento firmato da Thierry Flamand con i costumi di Christian Gasc.

L'efficace regia del bravo Vittorio Borrelli sostituisce l'originale ideata da Jean Reno, pur non discostandosene troppo. La scenografia è sempre bellissima, ma poco funzionale, costringendo lo spettacolo a tre pause che quasi pareggiano la durata della musica. Pure i costumi sono sempre preziosi e raffinati, le luci ben riuscite e suggestive curate da Andrea Anfossi, i movimenti mimici raffinati assistiti da Anna Maria Bruzzese.

Gianandrea Noseda e la sua bravissima Orchestra del Teatro Regio eccellono in un'esecuzione precisa e pulitissima, ma al tempo stesso toccante e struggente fino alle lacrime. Emblematici in quanto ad accuratezza certi passaggi di primo e secondo atto, ma assolutamente significativi in termini di emozioni e passione pucciniana sono tutto il terzo e il quarto, sfortunatamente separati da una pausa che distoglie l'attenzione. Sempre ottimo il Coro preparato da Claudio Fenoglio.

Maria José Siri continua la sua sfavillante carriera e ottiene a Torino l'ennesimo successo, ma l'impressione che si ha della cantante è sempre la stessa: brava, ma nulla di più. Non si percepisce il pathos di Manon, né l'ardore pucciniano, neppure brilla nelle numerose note acute, tantomeno si prodiga in un fraseggio che invece dovrebbe trasmettere sentimento e tormento.

Gregory Kunde, negli ultimi anni eccellente interprete del repertorio lirico spinto, rende magnificamente certi passaggi di Des Grieux, come la celebre “No! Pazzo son!” e anche altri momenti di secondo e quarto atto, mentre resta un poco sottotono nei momenti più lezzosi, ma è poca cosa in confronto ad un'interpretazione che dimostra lucentezza e vigore.

Buona la parte di Lescaut a cura di Dalibor Jenis, ma senza particolare pregio.

Eccellente Carlo Lepore nei panni di Geronte. Bravo Francesco Marsiglia nel ruolo di Edmondo.

Adeguate le parti di contorno: il maestro di ballo di Saverio Pugliese, il musico di Clarissa Leonardi, il lampionario di Cullen Gandy, il sergente e l'oste di Dario Giorgelè, il comandante di Cristian Saitta.

Successo entusiastico per tutti al termine della bella serata.

 
 
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