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Recensione opera lirica Madama Butterfly di Giacomo Puccini al Teatro Alla Scala di Milano

William Fratti, 19/12/2016

In breve:
Milano - Recensione dell'opera lirica Madama Butterfly di Giacomo Puccini in scena al Teatro Alla Scala di Milano il 13 dicembre 2016.


È assolutamente strepitoso e culturalmente vincente che Riccardo Chailly voglia eseguire l'integrale pucciniano attraverso una ricerca così minuziosa all'interno dell'animo del compositore. Oggi nessuno può affermare con certezza quali siano i tagli di Butterfly sui quali Puccini non ha mai avuto ripensamenti. Detto ciò non è fondamentale stabilire quale fosse il suo volere definitivo, pressoché impossibile, ma capire da dove sia partito il suo tragico pensiero appassionato, che poi ha portato l'opera ad entrare in una tradizione esecutiva che l'ha mantenuta nella Top Ten per un secolo.

Che piaccia o meno, questa prima versione descrive il mondo di Cio-Cio-San e le persone a lei accanto in maniera più puntuale, non solo nelle ambientazioni di primo atto, ma anche negli accadimenti del secondo, soprattutto attraverso lo scambio di battute con Kate, che copre l'imbarazzante assenza di Pinkerton. Resti o meno in repertorio, è un capolavoro a cui assistere, almeno un volta nella vita.
Occorre poi considerare la precisione millimetrica con cui Riccardo Chailly si muove sulle partiture pucciniane. Accuratezza scrupolosa che non si ferma solo alla matematica delle note, ma che cerca all'interno di esse le passioni, i sentimenti e i tormenti che sono espressi attraverso colori e sfumature davvero impareggiabili. L'Orchestra del Teatro alla Scala fraseggia come se fosse un solo interprete, con un solo cuore e in diversi momenti riesce a catturare l'attenzione distogliendola dal palcoscenico.

Alvis Hermanis, che in Italia ha avuto grande successo con Die Soldaten e Jenufa, mentre non è piaciuto per I due Foscari, in questa occasione crea uno spettacolo davvero ben costruito, dove ogni singolo gesto, sguardo, movimento, azione, è studiato e non lasciato al caso. Per l'ambientazione, curatissima, coadiuvato alle scene dalla bravissima Leila Fteita, si mantiene alle didascalie del libretto, non osa, lasciando che la musica di Puccini resti il solo e vero protagonista. Interessanti le proiezioni nello stile dell'acquerello di Ineta Sipunova. Più che eccellenti i preziosissimi costumi di Kristine Jurjane, completati da un trucco davvero magistrale. Ottime anche le luci di Gleb Filshtinsky e la coreografia di Alla Sigalova, che in alcune parti ricorda quella di Jenufa.

Maria José Siri, annunciata indisposta, è una Madama Butterfly egregiamente costruita nella parte visiva personaggio, soprattutto se ne apprezza la gestualità. Lo stesso vale per la precisa resa vocale, come se fosse uno strumento integrante dell'Orchestra, fatta eccezione per il primo interno e un paio di passaggi in “Un bel dì vedremo”. Squisito il finale, a partire da “Tu? Piccolo Iddio!”.

Molto buona la resa del Pinkerton di Bryan Hymel. Vocalità limpida, acuti ben impostati, forse un poco leggero per lo spessore orchestrale di certe pagine, personaggio giustamente sempliciotto. Eccellente lo Sharpless di Carlos Alvarez, che sa strappare al pubblico ben più di una lacrima durante la lettura della lettera.

Annalisa Stroppa riceve un meritato successo personale, poiché la sua Suzuki è deliziosa: ottima vocalità, un colore perfetto e anche un'interpreteazione scenica molto curata.

Carlo Bosi è Goro e non serve aggiungere altre critiche ed elogi rispetto alla performance della scorsa primavera ne La fanciulla del west, poiché come già detto il tenore è il migliore della sua categoria; c'è solo da sperare che intervenga in tutto l'integrale pucciniano.

Nicole Brandolino presenta la sua Kate Pinkerton con una sorprendente vocalità vellutata e il suo scambio di battute con Cio-Cio-San lascia il segno.

Leonardo Galeazzi è un ottimo Yakusidé, pure efficacissimi sono Costantino Finucci come Yamadori e Abramo Rosalen nei panni dello zio Bonzo.

Bravi gli altri interpreti delle parti di contorno: Gabriele Sagona è il commissario imperiale, Romano Dal Zovo è l'ufficiale del registro, Marzia Castellini è la madre, Maria Miccoli è la zia e Roberta Salvati è la cugina.

Sempre eccellente è il Coro diretto da Bruno Casoni.

Applausi brevi e lievi, con un successo particolare per Riccardo Chailly e Annalisa Stroppa.

 
 
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