È assolutamente strepitoso e culturalmente vincente che Riccardo
Chailly voglia eseguire l'integrale pucciniano attraverso una ricerca
così minuziosa all'interno dell'animo del compositore. Oggi nessuno può
affermare con certezza quali siano i tagli di Butterfly sui quali
Puccini non ha mai avuto ripensamenti. Detto ciò non è fondamentale
stabilire quale fosse il suo volere definitivo, pressoché impossibile, ma capire
da dove sia partito il suo tragico pensiero appassionato, che poi ha portato
l'opera ad entrare in una tradizione esecutiva che l'ha mantenuta nella Top Ten
per un secolo.
Che piaccia o meno, questa prima versione descrive il mondo di
Cio-Cio-San e le persone a lei accanto in maniera più puntuale, non solo
nelle ambientazioni di primo atto, ma anche negli accadimenti del secondo,
soprattutto attraverso lo scambio di battute con Kate, che copre l'imbarazzante
assenza di Pinkerton. Resti o meno in repertorio, è un capolavoro a cui
assistere, almeno un volta nella vita. Occorre poi considerare la precisione
millimetrica con cui Riccardo Chailly si muove sulle partiture pucciniane.
Accuratezza scrupolosa che non si ferma solo alla matematica delle note, ma che
cerca all'interno di esse le passioni, i sentimenti e i tormenti che sono
espressi attraverso colori e sfumature davvero impareggiabili. L'Orchestra del
Teatro alla Scala fraseggia come se fosse un solo interprete, con un solo cuore
e in diversi momenti riesce a catturare l'attenzione distogliendola dal
palcoscenico.
Alvis Hermanis, che in Italia ha avuto grande successo con
Die Soldaten e Jenufa, mentre non è piaciuto per I due
Foscari, in questa occasione crea uno spettacolo davvero ben costruito,
dove ogni singolo gesto, sguardo, movimento, azione, è studiato e non lasciato
al caso. Per l'ambientazione, curatissima, coadiuvato alle scene dalla
bravissima Leila Fteita, si mantiene alle didascalie del
libretto, non osa, lasciando che la musica di Puccini resti il solo e vero
protagonista. Interessanti le proiezioni nello stile dell'acquerello di Ineta
Sipunova. Più che eccellenti i preziosissimi costumi di Kristine Jurjane,
completati da un trucco davvero magistrale. Ottime anche le luci di Gleb
Filshtinsky e la coreografia di Alla Sigalova, che in
alcune parti ricorda quella di Jenufa.
Maria José Siri, annunciata indisposta, è una Madama
Butterfly egregiamente costruita nella parte visiva personaggio,
soprattutto se ne apprezza la gestualità. Lo stesso vale per la precisa resa
vocale, come se fosse uno strumento integrante dell'Orchestra, fatta eccezione
per il primo interno e un paio di passaggi in “Un bel dì vedremo”.
Squisito il finale, a partire da “Tu? Piccolo Iddio!”.
Molto buona la resa del Pinkerton di Bryan Hymel.
Vocalità limpida, acuti ben impostati, forse un poco leggero per lo spessore
orchestrale di certe pagine, personaggio giustamente sempliciotto. Eccellente lo
Sharpless di Carlos Alvarez, che sa strappare al
pubblico ben più di una lacrima durante la lettura della lettera.
Annalisa Stroppa riceve un meritato successo personale,
poiché la sua Suzuki è deliziosa: ottima vocalità, un colore perfetto e
anche un'interpreteazione scenica molto curata.
Carlo Bosi è Goro e non serve aggiungere altre
critiche ed elogi rispetto alla performance della scorsa primavera ne La
fanciulla del west, poiché come già detto il tenore è il migliore della sua
categoria; c'è solo da sperare che intervenga in tutto l'integrale pucciniano.
Nicole Brandolino presenta la sua Kate Pinkerton
con una sorprendente vocalità vellutata e il suo scambio di battute con
Cio-Cio-San lascia il segno.
Leonardo Galeazzi è un ottimo Yakusidé, pure
efficacissimi sono Costantino Finucci come Yamadori e
Abramo Rosalen nei panni dello zio Bonzo.
Bravi gli altri interpreti delle parti di contorno: Gabriele Sagona
è il commissario imperiale, Romano Dal Zovo è l'ufficiale del
registro, Marzia Castellini è la madre, Maria Miccoli
è la zia e Roberta Salvati è la cugina.
Sempre eccellente è il Coro diretto da Bruno Casoni.
Applausi brevi e lievi, con un successo particolare per Riccardo
Chailly e Annalisa Stroppa.
|