Sembra di entrare nel set di un film holliwoodiano stile Cecile De
Mille questo allestimento di Samson et Dalila di Saint Saens
a Torino al Teatro Regio: avvincente e meraviglioso già
dall'aprirsi del sipario nel primo atto: le mura di Gaza ricordano Micene, il
popolo ebraico è grigio, quasi un tutt'uno con le mura. Opulenti e coloratissimi
invece i costumi dei Filistei (regia scene e costumi del genialissimo
Hugo De ANA). Plastici intensi e veri i movimenti dei mimi e dei
ballerini.
Samson è Kristian Benedikt: voce luminosa sicura e
svettante negli acuti che questa terribile e magnifica parte esige, figura un
po' tarchiata e poco baldanzosa ma il personaggio c'è. Molto toccante nell'aria
de la moule ( da prigioniero e disperato ) con pianissimi molto belli.
La grande seduttrice ha la lussureggiante voce da vero mezzosoprano di
Nadia Krasteva. Voce morbida movenze da leopardo fisico ben
fatto , ma le manca il pepe anzi il peperoncino. Forse e' serata, forse chi
scrive e' donna, ma non seduce ed incanta nella grande aria della seduzione "Mon
coeur s'oeuvre a ta voix" e negli altri momenti in cui l'interprete deve
far vedere la femmina. Ha cantato la parte benissimo con acuti sicuri, centri e
gravi bruniti e molto a fuoco. A me non è piaciuto (piccolo appunto al genio De
ANA!!) il completo blu elettrico del secondo atto, sembrava più adatto ad un
pigiama party estivo che ad aspettare un condottiero da sedurre. Morbida anche
nei movimenti quasi da danzatrice.
Il suo "principale " il gran sacerdote di Dagon un magnifico
Claudio Sgura. Voce ampia, un bronzo nel velluto, musicalissimo e
dotato di una presenza scenica autorevole e da attore hollywoodiano ha dato una
prova splendida del suo talento. A mio avviso uno dei migliori baritoni italiani
sulla scena al giorno d'oggi.
Grande prova offerta anche nel suo ruolo cameo dal basso
Sulkan Jaiani come vecchio ebreo con voce scura ed incisiva.
Il satrapo Abimelech ben interpretato dal basso
Andrea Comelli come il messaggero filisteo di Roberto
Guenno ed i due perfetti filistei di Cullen Gandy
e Lorenzo Battagion.
L'orchestra del teatro Regio e' semplicemente magnifica: un'onda opulenta di
suono senza alcuna sbavatura un colore unico e prezioso tale da avvolgere
l'ascoltatore in un paradiso totale. Come la splendida direzione di
Pinchas Steinberg che ha dato una lettura vibrante ed unica,
assolutamente straordinaria del capolavoro di Saint-Saens.Ogni
nota ha il suo motivo di essere ha un suo perché e tutta la partitura e' una
suggestiva ragnatela di suoni immortali. Il coro e' da antologia: come per
l'orchestra parliamo di un colore unico e affascinante senza sforature e
incongruenze. Pregevoli i pianissimi e gli stacchi fulminei, sapienti pennellate
di colore e forza.
Un grande plauso al maestro del coro Claudio Fenoglio.
Il corpo di ballo, in costume apparentemente adamitico tanto che qualche
signora era scandalizzata, ha brillato per movimenti sciolti ed eleganti nel
bellissimo Baccanale e ben seguito le coreografie della grande Leda
Lojodice.
Affascinanti i video di Sergio Metalli e le luci
suggestive di Vinicio Cheli.
Pubblico numeroso, partecipe, affascinato e molto presente. Spettacolo da
inserire negli annali della storia del teatro tanto da avermi resa entusiasta!
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