In occasione del centoventesimo anniversario della prima rappresentazione,
anche l'Opera di Firenze rende omaggio al massimo capolavoro di
Giacomo Puccini.
Per l'occorrenza è scelto l'allestimento minimalista del Teatro
Comunale di Bologna per la regia di Lorenzo Mariani,
con scene e costumi di William Orlandi.
Spettacolo intelligente, efficace, opportuno, adeguato, con tutti gli
elementi necessari e senza orpelli non richiesti. Solisti e masse sempre in
movimento, sensato e con gusto. Luci di Christian Pinaud
suggestive, movimenti coreografici di Anna Maria Bruzzese in
perfetto coordinamento con tutta l'ambientazione. Purtroppo, da un punto di
vista meramente sonoro, non è allestimento adatto per quell'enorme palazzetto
dalla pessima acustica che è l'Opera di Firenze, poiché le quinte in PVC non
aiutano a rifrangere il suono verso la platea.
Sul podio della sempre eccellente Orchestra del Maggio Musicale
Fiorentino è Daniel Oren, che sembra essere arrivato a
ridosso della rappresentazione. Già non aveva brillato nel recente Don
Carlo parmigiano, ora appare lento e noioso, come se non volesse
rischiare un andamento non preparato. In certi punti i cantanti lo anticipano,
in altri sono costretti a prendere qualche fiato in più, in altri ancora
arrivano al limite del respiro alla fine della frase. Del carismatico Maestro di
un tempo restano solo i vigorosi brontolii, che mal supportati da una musicalità
non più intensa, servono solo a disturbare l'ascolto.
Jessica Nuccio, che non aveva propriamente convinto nei
ruoli verdiani, è una Mimì deliziosa, ben centrata nella vocalità e nel
personaggio. Ottimi i legati di certe frasi. Raffinati i piani. Da riascoltare
assolutamente, con una direzione più consona e su un palcoscenico dalla migliore
acustica. Fabio Sartori è sempre Fabio Sartori. Squillante,
brillante, nobile fraseggiatore, abile cromatista. Il suo è un Rodolfo
che lascia il segno.
Marcello è Simone Piazzola, che continua ad essere
un bravo cantante, ma sembra avere perso parte del suo bel timbro e della sua
gradevole luminosità. Mentre prima aveva tutte le carte del fuoriclasse, ora le
sue recenti prove restano nella media. Pure nella media è la Musetta di
Alessandra Marianelli, efficace e adeguata, ma non
entusiasmante.
Gianluca Buratto non risplende per chiarore e lucentezza,
poiché la sua vocalità è forse fin troppo pastosa, ma sa cantare molto bene, con
buona tecnica ed interpretazione. Pure appropriato è lo Schaunard di
Fabio Previati.
Completano le opportune parti di contorno di Salvatore Selvaggio
nei panni di Benoît e Alcindoro, Carlo Messeri
in quelli di Parpignol, Vito Luciano Roberti come
Sergente dei doganieri, Antonio Cobisiero come
doganiere, Leonardo Sgroi come venditore ambulante.
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