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Recensione opera Aida di Giuseppe Verdi a Malta

William Fratti, 22/11/2016

In breve:
Malta - Recensione dell'opera lirica Aida di Giuseppe Verdi in scena al Teatru Astra di Victoria con la regia di Enrico Stinchelli, nell'ambito del Festival Mediterranea di Gozo a Malta il 27 ottobre 2016.


Nell'ambito del Festival Mediterranea di Gozo, il Teatru Astra di Victoria mette in scena Aida di Giuseppe Verdi con la regia di Enrico Stinchelli, la cui visione del grand-opéra verdiano non avviene attraverso scenografie imponenti, ma tramite le masse artistiche che, vestite di colorati e scintillanti costumi, popolano il palcoscenico in tutti i pezzi d'assieme. Efficacie anche la coreografia dorata durante il trionfo.

Sul podio della Malta Philharmonic Orchestra siede Joseph Vella, che attacca il preludio col suo gesto lento e, inesorabilmente disattento a ciò che accade oltre la partitura poggiata sul suo leggio, procede incurante dell'enorme fatica che i solisti devono compiere nel prendere fiati lunghissimi o dove non sono previsti per sopravvivere allo scempio che sta compiendo sulla musica di Verdi. E allo stesso modo resta impassibile quando le diverse sezioni d'orchestra vanno per strade diverse, già dal preludio, o quando gli strumenti a fiato spezzano il suono per prendere aria, o quando i cori sono totalmente fuori tempo. Inascoltabili le trombe egizie della marcia trionfale. Insufficiente anche la prova del Teatru Astra Opera Chorus in collaborazione con il Coro Lirico Siciliano, soprattutto nella sezione femminile, guidati da Maria Frendo e Francesco Costa.

Silvia Dalla Benetta, pur avendo alle spalle una carriera di oltre vent'anni, non è mai entrata nell'Olimpo seppur continui a dimostrare che, con una tecnica ferrata e uno stretto controllo dell'organo vocale, si possa fare del buon canto anche in repertori apparentemente dissimili, ma che la tradizione del Novecento ha voluto fortemente diversificare. In questi ultimi mesi è gradualmente passata dalle colorature di Meyerbeer e Auber al classicismo di Mozart e al belcanto del Bellini drammatico fino ad approdare al debutto in Aida. Considerandone la resa la si potrebbe definire un soprano assoluto. Il suo debutto nel ruolo verdiano è di grande effetto e soprattutto di intelligenza musicale: naturalmente non va a ricercare tinte o timbri che non possiede, ma gioca le carte dell'intonazione perfetta, del fraseggio elegante e del legato raffinatissimo, su una tavolozza di colori e sfumature dove il suono è sempre pulito e omogeneo, facendo uscire un personaggio diviso tra l'amore per l'uomo e l'amore per la patria, tra il timore per gli Dei e il timore per i Faraoni. Ma ciò che colpisce davvero è l'aver potuto ascoltare tutte le note, dalla prima all'ultima, anche quelle spesso omesse nei pezzi d'assieme, soprattutto nel finale secondo dove il soprano vicentino sovrasta continuamente i cori.

La accompagna il valido Radames di Antonino Interisano, che possiede sempre acuti squillanti e ben posizionati in avanti.

Ottima anche l'interpretazione di Sanja Anastasia, che rende una Amneris alquanto drammatica, arrivando alla grande scena del quarto atto con un impeto decisamente marcato che ne sottolinea la disperazione. La sua vocalità calza a pennello con questo tipo di ruoli, dove le tinte scure e brunite si devono sposare con un fraseggio particolarmente teatrale, per poi sfociare verso l'acuto col giusto vigore, il tutto impreziosito da una recitazione davvero emozionante. Volendo cercare il pelo nell'uovo, necessiterebbe solamente di maggior morbidezza nei momenti in cui esce dai suoni di petto.

Devid Cecconi, che salvo errori debutta nel personaggio di Amonasro, esegue la parte con una perizia e un'energia davvero notevoli. Il bravo baritono aveva già dimostrato il suo smalto in recenti occasioni, tra cui Giovanna d'Arco sia al Festival Verdi di Parma, sia alla Scala. La sua sortita nel finale secondo già presagisce il nerbo di terzo atto, in cui mostra tutta la brillantezza e l'eloquenza che occorrono al breve ma importante ed intenso ruolo verdiano. Il duetto tra Dalla Benetta e Cecconi è indubbiamente la pagina migliore di tutta l'opera, in cui i due cantanti si prodigano in maniera vocalmente impeccabile.

Carlo Colombara è un Ramfis autorevole; Petri Lindroos è un Re molto efficace; pure molto buona è la resa della Sacerdotessa di Georgina Stalbow e del messaggero di Frans Mangion.

Scroscianti e calorosi applausi per tutti gli interpreti al termine di una lunghissima e quasi interminabile serata, con diverse acclamazioni per i quattro protagonisti.

 
 
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