La Stagione lirica 2008 del Teatro La Fenice sarà inaugurata stasera, 26 gennaio
2008 alle ore 19.00 con La rondine, commedia lirica in tre atti di
Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Adami, nella prima, 1917,
delle tre versioni del lavoro.
Regista del nuovo allestimento, in coproduzione con il Teatro Verdi di Trieste,
sarà Graham Vick, Peter J. Davison curerà le scene, Sue
Willmington i costumi.
Coreografie di Ron Howell, light designer Peter Kaczorowski.
Carlo Rizzi dirigerà l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice.
Fra gli interpreti, Fiorenza Cedolins (26, 29, 31/1 e 3/2) e Maria
Luigia Borsi (27, 30/1 e 5/2) Magda, Sandra Pastrana (26, 29,
31/1 e 3/2) e Oriana Kurteshi (27, 30/1 e 5/2) Lisette,
Fernando Portari (26, 29, 31/1 e 3/2) e Arturo Chacón-Cruz (27, 30/1
e 5/2) Ruggero, (26, 29, 31/1 e 3/2) Emmanuele Giannino e Mark
Milhofer (27, 30/1 e 5/2) Prunier, Stefano Antonucci
Rambaldo, George Mosley Péricaud, Iorio Zennaro
Gobin, Giuseppe Nicodemo Crébillon, Sabrina Vianello
Yvette, Giacinta Nicotra Bianca, Annika Kaschenz
Suzy, Andrea Zuapa un maggiordomo.
La rondine appartiene al periodo della maturità di Puccini, il
quale nel 1913 prese in considerazione l'ipotesi di scrivere un'operetta, forma
spettacolare costituita da dialoghi recitati e pezzi cantati, allettato
dall'offerta di una cospicua somma di denaro da parte della direzione del
Carltheater, teatro viennese specializzato in questo genere. L'attenzione
del musicista si concentrò sul secondo soggetto che gli venne proposto: il
canovaccio di Willner e Reichert fu tradotto e versificato da Giuseppe Adami
nella forma di un libretto italiano tradizionale.
La partitura fu completata nell'aprile 1916, dopo l'entrata in guerra
dell'Italia e l'opera fu data per la prima volta in campo neutro a Monte-Carlo
il 27 marzo 1917 con successo trionfale.
In seguito Puccini sottopose questo lavoro a diverse revisioni, ma la
versione rappresentata nel 1917 è tuttora la più apprezzata.
La vicenda è ambientata in Francia durante il Secondo Impero napoleonico
(1852-70).
La cortigiana Magda de Civry, mantenuta dal banchiere Rambaldo, conosce
durante un festeggiamento a casa propria il giovane Ruggero Lastouc, da poco
giunto dalla provincia. Essa lo raggiunge in incognito in un locale parigino e
qui si innamora di lui, credendo così di rinnovare una magica avventura del
passato. Come una rondine in fuga verso il sole, Magda abbandona il banchiere e
va a vivere con Ruggero in Costa Azzurra.
A corto di denaro il giovane scrive ai genitori e chiede il consenso a sposare
l'amata, che gli viene prontamente concesso. Tuttavia la prospettiva di
appartenere totalmente a qualcuno e di dover rinunciare alla vita brillante
precedente atterrisce a tal punto Magda che essa, pur desolata, lascia
l'innamorato Ruggero, disperato per questa scelta.
La trama della Rondine, incentrata sulle istanze modernissime della
difficoltà di amare e del primato della realizzazione individuale, contiene
evidenti riferimenti a celebri opere del passato, quasi certamente voluti. Si
pensi a Sapho (1897) di Massenet, storia dell'amore tra una donna
di mondo e un giovane provinciale, che la protagonista alla fine abbandona, alla
Traviata (1853) di Verdi, con un tocco di Pipistrello
(1874) di Johann Strauss.
I primi due primi numeri chiusi del primo atto sorreggono l'arco drammatico
dell'intera opera e contengono in nuce gli sviluppi della vicenda, colorando di
nostalgia il prosieguo del dramma. La grazia ingenua e sentimentale di tali
pezzi iniziali, legata alla primitiva destinazione operettistica, resta tuttavia
in sostanziale contrasto con il resto di un lavoro che a tratti ricorda La
bohème per la musica brillante e ironica e il ritmo fluido e danzante,
«immagine di una visione irrequieta e caleidoscopica della realtà che non
tollera interruzioni». |