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Recensione opera Il templario di Otto Nicolai al Salzburger Festspiele 2016

William Fratti, 22/09/2016

In breve:
Salisburgo (Austria) - Recensione dell'opera lirica Il templario di Otto Nicolai in scena il 30 agosto al Salzburger Festspiele 2016.


Riscoperta a Chemnitz in Sassonia nel 2008, Il templario di Otto Nicolai è stata proposta al Salzburger Festspiele 2016 nella sua primissima e originaria versione torinese del 1840, la cui edizione critica è stata curata da Michael Wittmann in collaborazione con Florian Bauer.

Opera di puro belcanto e di grande attualità, è perfettamente aderente ai modelli dell'epoca nella prima parte, ma ricchissima di novità musicali, teatrali, caratterizzazioni psicologiche e intensità drammatiche in secondo e terzo atto; e se si considera anche la scrittura del titolo più conosciuto di questo compositore, ovvero Die lustigen Weiber von Windsor, si è arrivati a presumere che “se a Nicolai fosse stata garantita una vita più a lunga, oggi potremmo riscrivere la storia dell'opera tedesca”.

La direzione musicale di Andrés Orozco-Estrada alla guida della magnifica Wiener Philharmoniker è davvero ammirevole. Ogni tratto del belcanto è opportunamente accentato, ogni pagina drammatica è consapevolmente condotta, i pezzi d'assieme sono amalgamati con ottimo gusto ed eccellente precisione. I suoni sono pulitissimi. Il dialogo tra il podio, i musicisti e i cantanti è sempre vivo e guidato con la giusta enfasi.

Juan Diego Florez è un Vilfredo elegantissimo. La sua voce incantevole è impreziosita da un fraseggio di primissimo livello, che attraverso un esemplare uso di colori e sfumature sa passare dall'eroico, al drammatico ed infine al patetico, con una morbidezza vellutata e un'omogeneità sinceramente toccante, altresì invidiabile.

Non è da meno il Briano di Luca Salsi, baritono brillantissimo, timbro naturalmente bello, cantante dotato di ottima intelligenza musicale, sempre coerente alla sua correttissima linea di canto, alle prese con una scrittura che gli sembra cucita addosso.

Pure aderente al suo ruolo, Clémentine Margaine esegue un buona Rebecca, anche se il fraseggio non è così rifinito e i colori non sono particolarmente emozionanti. Ad esempio nel finale ci si sarebbe aspettato molto più pathos e accento patetico durante la preghiera; migliore il duettino conclusivo.

Ottima la Rovena di Kristiane Kaiser; efficacissimo Franz Supper nella parte di Isacco, padre di Rebecca; più che adeguato il Cedrico di Adrian Sâmpetrean; particolarmente interessante, nel ruolo del gran maestro dei templari, la vocalità di Armando Piña, giovane baritono uscito dalle Accademie di Zurigo e Philadelphia.

Perfetta la prova del Salzburger Bachchor guidato da Alois Glassner.

Grandioso successo con ovazioni da stadio per tutti gli interpreti e i musicisti, nella speranza che ciò decreti il ritorno in repertorio di questa bellissima opera.

 
 
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