La prima opera romantica di Gioachino Rossini compie
trentacinque incantevoli e vivissimi anni. Scomparsa dalle scene troppo presto
all'epoca della sua composizione, ha ritrovato nuova vita “nella bellezza della
sua originaria foggia, a Pesaro, il 16 settembre 1981, per la regia di
Gae Aulenti e sotto la direzione musicale di Maurizio Pollini”
con protagonisti: Lella Cuberli/ Elena, Philip
Langridge/ Giacomo V, Martine Dupuy/
Malcom, David Kuebler/ Rodrigo.
Da allora questo titolo è stato regolarmente messo in cartellone nei teatri
più importanti del mondo, anche se non così spesso come si meriterebbe, entrando
a far parte delle grandi opere serie rossiniane.
Protagonista indiscusso di questa nuova produzione del ROF è Juan
Diego Florez che torna ad interpretare il ruolo di Giacomo,
uno dei suoi cavalli di battaglia, proprio in occasione del suo ventennale. È
davvero difficile commentare una performance così intrisa di grazia, dove la
classe lascia spazio solo alla passione, ad un fraseggio intriso di ardore, che
mai abbandona lo stile del compositore. Tutto è al suo posto, dalla nota più
alta a quella più bassa, dai filati raffinati della cavatina ai Do infuocati del
terzetto.
Lo accompagna un collega molto amato a Pesaro, soprattutto nelle parti bari
tenorili: Michael Spyres è un ottimo Rodrigo ed entra
in scena dispiegando perfettamente i suoi 10 minuti di terrore che altrimenti
potrebbero essere fatti cantare da un contralto, un tenore e un basso. La sua
linea di canto rossiniana è precisa tecnicamente come pure l'interpretazione. Il
terzetto che comprende “il furibondo duello, condotto a suon di Do sovracuti” è
una delle pagine più appassionanti della serata.
Altra positiva riconferma è la bravissima Varduhi Abrahamyan,
eccellente belcantista che veste i panni di Malcom al suoi debutto al
ROF. L'uso delle colorature e dei fraseggi rossiniani è davvero pregevole, il
tutto impreziosito da un timbro particolarmente brunito. L'aria di secondo atto
è sinceramente toccante e d'effetto.
Molto buona anche l'interpretazione di Marko Mimica nelle
vesta di Duglas, decisamente più a suo agio che nel ruolo di
Gottardo ne La gazza ladra della scorsa edizione. Adeguate
pure le parti di contorno, con l'Albina di Ruth Iniesta
e Serano/Bertram di Francisco Brito.
Menzione a parte merita la protagonista Salome Jicia,
plasmata e preparata ad hoc dal ROF per il debutto in questo ruolo
particolarmente complesso. Già ai tempi della sua prima apparizione in Italia la
soprano georgiana si presentava tecnicamente molto forte e indubbiamente Rossini
le è entrato nell'anima e nelle corde grazie all'Accademia pesarese, con la
conseguente partecipazione a Il viaggio a Reims, nonché il debutto in Semiramide
sotto la guida di Albert Zedda. E a tale proposito occorre
esprimersi in sincere approvazioni riguardo alla riuscita del rondò finale,
momento intenso in cui sa catturare l'attenzione dalla prima all'ultima nota,
tutte eseguite in maniera più che corretta. Per il resto è però da segnalare un
certa durezza nella sua vocalità, che talvolta sfocia nell'asprezza e nella
secchezza. Inoltre l'interpretazione, che necessiterebbe di un certo fare
romantico intriso di metafore e astrazioni, non è delle più riuscite, risultando
a tratti un poco monotona.
Ad individuare magistralmente i caratteri ambigui, fantasiosi, indeterminati,
ma allo stesso tempo fortemente circoscritti dalla storia e dalla mente umana, è
lo spettacolo di Damiano Michieletto che produce una delle sue
migliori trasposizioni, mettendo al centro della vicenda la vecchia Elena
- magnificamente interpretata da Giusi Merli, accompagnata dal
vecchio Malcom di Alessandro Baldinotti - che dopo
tanti anni si trova ancora interiormente divisa dall'amore per Giacomo
e Malcom, cui si aggiunge anche il ricordo di Rodrigo.
Superlative le scene di Paolo Fantin, azzeccatissimi i
costumi di Klaus Bruns, efficacissime le luci di
Alessandro Carletti.
L'esecuzione musicale perfetta la si deve alla bacchetta di Michele
Mariotti, che in più di un'occasione e sui palcoscenici di tutto il
mondo si è distinto come uno dei migliori interpreti rossiniani. La matematica
musicale con cui esegue la partitura è assolutamente cristallina, impreziosita
di colori, fraseggi, sfumature ricche di intenzioni e di sentimenti, anche
personali.
Alla guida della sua bravissima Orchestra del Teatro Comunale di
Bologna - fatto salvo, in questa occasione, per qualche scivolone nei
fiati - e con il Coro diretto da Andrea Faidutti, compie un
prodigio in termini di interpretazione musicale rossiniana, senza però
dimenticare la collaborazione preziosissima dell'eccellente Giulio Zappa.
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