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Recensione opera lirica Tosca di Giacomo Puccini al Teatro Carlo Felice di Genova

William Fratti, 23/06/2016

In breve:
Genova - Recensione dell'opera lirica "Tosca" di Giacomo Puccini in scena al Teatro Carlo Felice di Genova l'8 maggio 2016.


Il Teatro Carlo Felice di Genova ripropone Tosca nello spettacolo firmato da Davide Livermore nel 2014 ed ogni recita ottiene grandi consensi di pubblico per tutti gli artisti coinvolti.

L'allestimento, con i costumi di Gianluca Falaschi, è piacevole da vedere e seguire, intelligente e funzionale nell'impianto e nello sviluppo della vicenda, semplice ma accattivante, dunque pienamente godibile da parte del pubblico, ma sostanzialmente dannoso, quasi controproducente e quasi impossibile per i solisti, che si vedono costretti a muoversi continuamente su un declivio sovraumano, mettendoli chiaramente in grosse difficoltà, soprattutto Tosca e Scarpia in secondo atto.

Detto ciò Livermore deve essere premiato per ciò che scrive nel programma di sala: “[…] i cantanti, artisti unici per le molteplici virtù che esprimono. Essere cantante d'opera è azione di coraggio rivoluzionario: un cantante fa cose in pura controtendenza con la nostra società: studia (rarissimo oggi) e vota la sua vita ad un'arte che la mediocrità di un paese alla deriva non sa né raccontare tanto meno valorizzare (all'estero sono considerati eccellenza); e per cantare Tosca si deve essere capaci di ricercare la verità di personaggi come Floria Tosca, Mario Cavaradossi e il barone Vitellio Scarpia nelle pieghe della propria anima. E poi c'è il Teatro Carlo Felice, il più grande edificio teatrale italiano, il terzo d'Europa, lo sapevate? “…ehh ma son palanche…” (costa molto). Quando a Parigi hanno costruito la Tour Eiffel si è ben presto scoperto che avrebbero dovuto spendere le suddette palanche in antiruggine; avevano due possibilità: smontarla oppure farla diventare simbolo della città, con i ricavi economici conseguenti. Che Genova crei le condizioni per cui questo teatro è nato: diventarne il simbolo e smentire definitivamente le menzogne del ventennio ultimo sfascista sull'inutilità della cultura e dell'arte […]”.

La bravissima e cristallina Orchestra del Teatro Carlo Felice è guidata da Dmitri Jurowski che porta in scena una lettura puntuale e precisa, molto apprezzata per l'attinenza allo spartito e un poco ripulita dagli eccessi della tradizione.

Eccellente anche il Coro preparato da Pablo Assante.

Amarilli Nizza (una di quelle cantanti che studia e che sa cercare il personaggio dentro le pieghe della propria anima) “è” Tosca e ciò dovrebbe bastare a criticare o giudicare la sua performance. Come già ribadito in più occasioni, il soprano si spoglia sempre della sua umana esistenza diventando - e non interpretando - il ruolo. Se il primo duetto con Cavaradossi trasmette leggerezza, già il primo colloquio con Scarpia si tramuta in emozione pura. In secondo atto è letteralmente straziata dalle torture inflitte a Mario, poi lo è a causa del senso di colpa per il tradimento, infine la sua fede vacilla e la sua preghiera, più che un'implorazione, ha il sapore della domanda accusatoria.

La affianca l'altrettanto eccellente Francesco Meli nei panni del pittore, che pur restando un gran bravo tenore - uno dei migliori - sta forse facendo il passo più lungo della gamba. “Recondita armonia” mostra acuti brillanti e luminosi sorretti da una linea di canto morbida, ma già dal duetto inizia ad eccedere con i falsetti, presumibilmente segno che frequentando un repertorio dalla tessitura troppo centrale, lo penalizza in alto, dove tempo fa aveva invece grande agio.
Molto toccante la celebre “E lucevan le stelle”, ma anche in questa pagina esibisce le sue doti nei pianissimi (in falsetto) e non nella voce piena.

Molto corretto il canto di Angelo Veccia, ma il suo Scarpia denota carenza di spessore e autorevolezza, risultando poco convincente, seppur adeguato.

Ottimo l'Angelotti di Giovanni Battista Parodi, poiché la piccola parte ha comunque bisogno di una voce molto importante.

Lo stesso vale per il bravo Sagrestano di Matteo Peirone.

 

Efficaci gli altri ruoli di Spoletta, Sciarrone e il carceriere interpretati da Enrico Salsi, Raffaele Pisani, Roberto Conti.
 
 
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