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Recensione opera Madama Butterfly di G. Puccini al Teatro Municipale di Piacenza

William Fratti, 13/04/2016

In breve:
Piacenza - Recensione dell'opera lirica Madama Butterlfy di Giacomo Puccini in scena al Teatro Municipale di Piacenza l'8 aprile 2016.


Il Teatro Municipale di Piacenza conclude la Stagione Lirica 2015-2016 nel segno del successo, dimostrando ancora una volta di essere tornato a produrre spettacoli di alto livello, degni di interesse internazionale.

Per l'occasione il capolavoro pucciniano è diretto con vigore e passione da una delle bacchette oggi maggiormente impegnate su questo repertorio, Valerio Galli, che forse non riesce ad ottenere una perfetta pulizia di suono, ma indubbiamente sa far entrare l'ascoltatore nel dramma.

Il bravo Maestro guida con impeto e fermezza di polso l'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna, che inizialmente sembra un po' pasticciona, soprattutto negli ottoni e particolarmente nei corni, ma fortunatamente si riprende col procedere della vicenda.

La regia di Sandro Pasqualetto è abbastanza noiosa, monotona e pressoché immobile, concentrata su una sorta di staticità da cartolina che va ad escludere molte delle didascalie del libretto di Illica e Giacosa.

Gli interpreti sono posizionati quasi in una formazione da concerto, mentre sono apprezzabili i movimenti di mimi e figuranti che legano sapientemente le scene alle controscene. Leggendo le note di regia si desume che Pasqualetto non è stato in grado di raggiungere gli scopi prefissi, anche se la ragione non è molto chiara, poiché il risultato ottenuto è stato solo il nulla.

Molto piacevole è invece l'allestimento progettato da Christoph Wagenknecht e Catherine Voeffray, poi curato da Pasqualetto e Rosanna Monti anche nei bei costumi, impreziosito dalle luci suggestive di Claudio Schmid.

Si è già parlato decine di volte dei personaggi pucciniani interpretati da Amarilli Nizza e c'è il rischio di ripetersi, poiché anche in questa occasione la cantante scompare e resta solo Cio-Cio-San con la sua fragilità, la sua ingenuità, il suo immenso dolore. Amarilli Nizza, costretta dalla regia in una staticità che non le appartiene, sfoga il suo essere Butterfly in un fraseggio impareggiabile, così espressivo da arrivare a cantare ogni singolo sospiro della madre bambina, con una voce sempre piena e ben poggiata, anche nei piani timbratissimi, e il pubblico non riesce a trattenersi applaudendola a scena aperta a metà del secondo atto. Un vero trionfo personale più che meritato, soprattutto nel finale intriso di lacrime che ha commosso molti spettatori.

Vincenzo Costanzo, nei panni di Pinkerton, ha una bella voce generosa, ma se continua a cantare in questo modo rischia di dover abbandonare il palcoscenico entro pochi anni: il suono non è ben posizionato, spesso fuori maschera, quasi mai sul fiato, tanto da arrivare a parlare nei recitativi e si nota subito una grande differenza con tutti gli altri colleghi. È un peccato che una tal vocalità, tipica da tenore all'italiana, venga sprecata dall'imprecisione e dal pressapochismo, pertanto c'è da sperare che si metta presto nelle mani di un bravo insegnante.

Nazomi Kato è una bravissima Suzuki, non solo nell'elegante personaggio, ma soprattutto per la purezza e limpidezza della sua linea di canto, sempre pulita, mai forzata, mai ingrossata.

Altrettanto vale per l'ottimo Sharpless di Mansoo Kim, ben timbrato e brillante, nonché bravo fraseggiatore.

Davvero positiva è la prova di Luca Casalin nel ruolo di Goro e particolarmente efficaci sono Alessio Verna e Cristian Saitta nei panni di Yamadori e Bonzo.

Buona la prova degli altri comprimari - Federica Gatta, Jin Heon Song, Giovanni Gregnanin - e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati.

Lunghissimi applausi al termine della recita, con più alzate di sipario.

 
 
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