Dopo molte peripezie che hanno causato un continuo cambio dei nomi in
cartellone riguardo i due ruoli principali - male che accomuna Firenze ad altri
teatri artisticamente guidati con polso poco ferreo, si pensi ad esempio
all'ultimo Festival Verdi e all'imminente Roberto Devereux - si
arriva ad una prima de Les pêcheurs de perles di Georges Bizet
un poco tiepida, che non riesce a scaldare l'animo di alcun melomane.
Lo spettacolo di Fabio Sparvoli lo si conosce molto bene.
Nonostante la sua semplicità, quasi banalità - o forse è proprio per questo - è
approdato su molto palcoscenici dopo il suo debutto al Verdi di Trieste diversi
anni fa, sempre con i medesimi pregi - è filologico e non disturba musica e
canto - e i numerosi difetti: l'azione è mantenuta viva solo attraverso le
coreografie di Annarita Pasculli - anche se anni fa la firma
era differente, sembrano sempre mutuate dalle danze maori e dai rugbisti
neozelandesi - la suggestione esotica è presente solo nelle scene vuote di
Giorgio Ricchelli - che in terzo atto sembrano portarci dallo
Sri Lanka alla Cambogia - e nelle luci di Vinicio Cheli, che
però subiscono qualche intoppo; per il resto i personaggi sono poco appassionati
pur vivendo emozioni infiammanti, i cori sono pressoché immobili, i costumi di
Alessandra Torella un poco sempliciotti e non troppo corretti. Tutto
sommato è funzionale ed efficace e si può chiudere un occhio.
Ryan McAdams dimostra invece grande professionalità, poiché
compie passi da gigante rispetto l'esecuzione dello stesso titolo di un anno fa
alla RAI di Torino. Si possono riscontrare notevoli migliorie nelle dinamiche,
nella gestione del suono, nel saper dosare i colori e l'Orchestra del
Maggio Musicale Fiorentino lo segue con la consueta precisione ed
omogeneità, trasmettendo adeguatamente la raffinatezza della partitura e i
caratteri dei profondi sentimenti che la attraversano, tra cui l'inestinguibile
amicizia tra Zurga e Nadir.
Come sempre eccellente il Coro del Maggio guidato da
Lorenzo Fratini, che si prodiga in un canto efficacissimo nel suono,
compresi i numerosi pianissimi e fortissimi.
Molto buona la prova di Nicolas Testé nel breve ruolo di
Nourabad, mentre Luca Grassi, annunciato indisposto, è uno
Zurga un poco discontinuo, che a tratti perde di smalto ed
espressività.
Ekaterina Sadovnikova, inizialmente prevista in secondo
cast, sarà anche una cantante corretta, ma è talmente flebile ed evanescente che
rende ben poco del canto e dell'interpretazione di Léïla.
Ancor peggio per Jesus Garcia, il cui nome è comparso in
cartellone dopo numerosi altri. Il suo Nadir manca totalmente di
spessore, oltre a essere povero di colore, d'accento e di fraseggio, cui va
sommata una dizione scadente e una certa mediocrità nel legato. Le note alte ci
sono - anche se i do della celebre aria sono tutti in falsettone - ma le basse
scompaiono chissà dove.
Grande successo per il Coro e Ryan McAdams. Applausi per
gli altri interpreti.
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