Dopo qualche anno di assenza, finalmente Mozart ritorna
sulle scene del Teatro Regio di Parma con Le nozze di
Figaro, nello spettacolo creato per il Teatro di San Carlo di
Napoli da Mario Martone, con scene di Sergio Tramonti,
costumi di Ursula Paztek e luci di
Pasquale Mari.
Simon Orfila, che non ha sempre convinto appieno in altri
ruoli a dispetto della sua strabiliante carriera internazionale, nei panni di
Figaro mostra delle qualità vocali e doti interpretative di pura
eccellenza. La sua tecnica si sposa alla perfezione col canto e lo stile
mozartiano, sempre omogeneo e ben curato, brillantissimo, coi suoni ben in
punta, supportato da una presenza scenica elegante e una recitazione puntuale e
misurata.
Ma chi davvero sorprende più di tutti è Laura Giordano nel
ruolo di Susanna, limpida e cristallina, dotata di una voce leggera,
ben timbrata e che corre, con una linea di canto morbida, compatta e molto
musicale. Il suo personaggio è raffinato e rende ancora più piacevole l'ascolto.
Eva Mei è un tripudio di classe, di gusto, di stile
invidiabili, tecnicamente perfetta e in grado di rendere scenicamente una
Contessa di elevatissima statura. La sua voce non è mai stata
particolarmente stentorea, ma in questi ruoli, dove ciò che davvero è importante
è il saper fare belcanto, è indubbiamente artista e professionista di
riferimento. Da ricordare e riascoltare: “Dove sono” e il duetto con
Giordano: “Sull'aria...Che soave zefiretto”.
Roberto De Candia dipinge un personaggio mastodontico,
autorevole ma non autoritario, nobile di portamento ma non snob, umano d'animo
ma giustamente un poco distaccato. Il suo Conte è il ritratto perfetto
del volere mozartiano, dove le sfaccettature più basilari e naturali del suo
carattere e dei suoi istinti, al di là del ceto a cui appartiene, si devono
cogliere senza cadere nel buffo. Il canto centra appieno lo stile con
altrettanta efficacia ed eleganza.
Un po' meno adeguata è l'interpretazione di Laura Polverelli,
che rende un Cherubino rifinito scenicamente ma la voce non ha più la
freschezza necessaria al ruolo del ragazzino.
Buona la prova di Marigona Qerkezinei panni di
Marcellina, anche se qualche agilità risulta un poco pasticciata e certi
acuti un po' striduli.
La accompagna Francesco Milanese nelle vesta di un discreto
Don Bartolo.
Sa farsi sentire anche Ugo Tarquini nel ruolo di Don
Basilio, ma non è certo da considerarsi un tenore di grazia di stampo
mozartiano. Più che soddisfacente è il Don Curzio di Matteo
Macchioni. Infine efficaci la Barbarina di Giulia
Bolcato, anche se un po' acidula in acuto e il padre Antonio
di Carlo Checchi.
Altra grande sorpresa della produzione è Matteo Beltrami
alla guida della brava Orchestra Filarmonica Italiana che, se
non è parso particolarmente brillante in altri repertori, con questo Mozart sa
tirar fuori le grinfie e dirigere con buona dosa d'accento. Ottima la prova del
Coro del Teatro Regio di parma preparato da Martino
Faggiani.
Ciò che funziona solo parzialmente è la regia di Mario Martone,
efficacissima nella caratterizzazione dei personaggi, negli sguardi, nei gesti,
negli approcci, ma per oltre metà dello spettacolo gli artisti cantano e
recitano sulle pedane costruite accanto all'orchestra, rapendo forse la platea e
le prime file di palchi e loggione, ma costringendo seconde e terze file ad
assistere solo in piedi oppure, non potendo, al mero ascolto, pur avendo pagato
il prezzo intero.
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