Mettere in musica un'opera di Gioachino Rossini fuori da
Pesaro, soprattutto se chi ascolta è assiduo frequentatore del ROF, è impresa
assai difficile, poiché i titoli del grande repertorio necessitano di essere
sfoltiti dalla tradizione che li ha snaturati, mentre i lavori meno conosciuti
hanno bisogno delle lezioni di chi è depositario, grazie ad anni di studio ed
esperienza, del nuovo sapere rossiniano che sempre di più si sta scoprendo dal
1980 nella città marchigiana.
Detto questo e tenendo altresì in considerazione i mezzi di cui dispone il
Circuito Lirico Lombardo, oggi OperaLombardia, il Teatro Ponchielli di
Cremona riesce a produrre uno spettacolo dignitoso, che non passerà
certamente negli annali della storia, ma almeno avrà avuto l'ardire di far
conoscere un giovane Rossini, da cui si evince, per chi è
attento all'ascolto, da dove arriva tutto il primo romanticismo italiano.
L'allestimento è quello prodotto a Pesaro da Damiano Michieletto
nel 2009, qui ripreso da Andrea Bernard, ed è ancora molto
funzionale, moderno ed attuale al punto giusto, sempre filologico al libretto,
ma senza tutte quelle dinamiche polverose da farsa settecentesca.
Completano adeguatamente il bello spettacolo le scene e i costumi di
Paolo Fantin. Purtroppo la provincia lombarda decide di aggiungere una
pausa a metà dell'atto unico, spezzando quel crescendo rossiniano che non è solo
insito nelle singole pagine musicali, ma spesso fa da filo conduttore di intere
vicende comiche o buffe.
La direzione di Francesco Ommassini ha il grande pregio di
essere pulita ed equilibrata, ma manca del giusto accento, della giusta
intenzione e appare un poco appesantita e rallentata; inoltre l'Orchestra
I pomeriggi musicali di Milano non è nella sua serata migliore,
soprattutto nelle varie sezioni dei fiati e nel finale del quartetto si crea una
grande confusione.
Giulia è Bianca Tognocchi che rende un buon
personaggio e mostra un'altrettanto buona linea di canto il cui pregio sta
nell'omogeneità. La voce è ancora poco proiettata e corre poco in sala, ma saprà
certamente migliorare.
Lucilla è Laura Verrecchia, eccellente
nell'interpretazione, dotata di voce particolarmente morbida e ben salda e
naturale anche negli acuti.
Francisco Brito è un Dorvil luminoso, brillante, al
tempo stesso caldo e piacevolissimo all'ascolto. Qualche accorgimento tecnico,
specificamente nella tecnica rossiniana, lo renderebbe certamente un ottimo
professionista di questo repertorio.
Leonardo Galeazzi è il bravo artista di sempre che sa
equilibrare adeguatamene il canto alla recitazione. In questa occasione è
interprete di “Occhietti miei vezzosi” provenienti da L'equivoco stravagante,
cavatina resa molto bene anche se si direbbe che il baritono è più donizettiano
che non rossiniano, ma si tratta di sottigliezze su cui sorvolare.
Meno positiva è la prova di Filippo Fontana nella parte di
Germano, probabilmente affetto da qualche indisposizione, poiché spesso
cede nell'intonazione ed è in difficoltà nelle note basse.
Di buon contorno il Dormont di Manuel Pierattelli.
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