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Recensione Concerto dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia al Festival Verdi di Parma

William Fratti, 10/11/2015

In breve:
Parma - Recensione del concerto sinfonico dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano in scena al Festival Verdi di Parma il 18 ottobre 2015.


Il concerto dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano è stato indubbiamente il momento musicale e artistico più elevato di tutto l'anno 2015 del Teatro Regio di Parma; e gli applausi, i fragori, le ovazioni che hanno accompagnato il termine di ognuna delle esecuzioni lo ha dimostrato attraverso il favore del pubblico; ma c'è da domandarsi che cosa abbia avuto a che fare con un Festival Verdi che continua a non essere tale. Ma proprio perché l'estasi ha raggiunto livelli inimmaginabili nell'attuale panorama culturale cittadino, occorre smettere di farsi simili domande e semplicemente godere del dono.

Lo smalto ardente e brillante, il suono preciso e pulito, l'organico compatto e omogeneo fanno di questa orchestra una delle migliori al mondo ed è addirittura in grado di superare se stessa quando guidata dal suo direttore musicale. Ed è così che i quattro pezzi verdiani eseguiti cessano di essere ouverture e preludi per diventare pagine da concerto.

C'era quasi da aspettarselo con le sinfonie di Luisa Miller e La forza del destino, dove Pappano si contraddistingue per un fraseggio ben accentuato e caratterizzato – eccellente l'oboe – ma più rara è l'esecuzione del preludio de I masnadieri, dove un superbo violoncello ha saputo rendere la tragedia come mai si era sentito.

Ma il vero – unico – pezzo da festival è stata la sinfonia di Aida scritta per la prima della Scala e mai eseguita fino al 1940.

Come già affermato da Toscanini un secolo fa, tale sinfonia è un raffinato pezzo da direttori e questo concerto è certamente il momento migliore, con i musicisti migliori e il miglior direttore, per poterla eseguire, per poterla far ascoltare al melomane pubblico parmigiano e non solo.

Con la settima di Beethoven Antonio Pappano e l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia dimostrano di possedere una capacità di dialogo elevatissima. Non c'è più bisogno di gesto, ma solo di pensiero e di sguardo. La magia avviene da sé, attraverso l'armonia, la melodia, le tematiche, la capacità di spaziare nell'organico, aprendo e chiudendo un sistema che produce emozioni e sensazioni raffinate e sublimi.

Gli applausi sono vere ovazioni da stadio, ma il bis concesso è uno soltanto: la nona variazione di Edward Elgar che giustamente ricorda Beethoven.

 
 
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