Dopo il successo ottenuto in occasione del Bicentenario Verdiano, il
Macbeth nello spettacolo interamente ideato da Robert Wilson
torna sul palcoscenico del Teatro Comunale di Bologna.
Ciò che accade spesso nelle produzioni meticolose, studiate nel dettaglio
sotto ogni punto di vista, è che le riprese a distanza di tempo funzionano
ancora meglio delle prime; ed è ciò che è successo sul palcoscenico bolognese,
dove la poesia, l'arte pura ed elegante del regista statunitense è stata
sapientemente ripresa, sotto la sua personale supervisione, dal bravo
Gianni Marras con la collaborazione di Nicola Panzer.
La precisione dei movimenti coreografici, dove nulla è lasciato al caso, la
raffinatezza della gestualità, l'espressività della mimica, la coerenza dello
sviluppo drammatico, l'accuratezza degli effetti luce – ideati dallo stesso
Wilson e messi a punto da AJ Weissbard – fanno
di questo spettacolo un'eccellenza nell'arte del teatro.
Lo stile e il gusto possono non piacere, ma il lavoro deve essere stimato col
massimo dei voti.
Bellissimi e accuratissimi i costumi di Jacques Reynaud, il
trucco e le parrucche.
Altrettanto superlativa è la prova di Roberto Abbado, che
trova all'interno della partitura verdiana dei colori e delle sfumature che
fanno sentire suoni nuovi, fin nei singoli strumenti. Straordinario è il dialogo
con il palcoscenico, giocato tra pianissimi e fortissimi di orchestra e cantanti
proprio come indicato nello spartito, a totale effetto del senso teatrale
verdiano.
Come sempre eccezionali l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e
il Coro guidato da Andrea Faidutti.
Dario Solari, che in altre circostanze non abbiamo sentito
primeggiare, in questa occasione esprime un fraseggio davvero sorprendente,
soprattutto in primo atto, dove “Mi si affaccia un pugnal!” e il
successivo duetto “Fatal mia donna!” sono resi con un'incredibile
efficacia drammatica. La linea di canto è morbida e sicura.
Ma la vera protagonista assoluta è la Lady di Amarilli
Nizza, dotata di un'espressività oltre ogni misura che si rivela in
ogni singolo sguardo, accentuata dalla sapiente immobilità raffinata voluta da
Wilson. La tecnica di canto è salda e le permette i salti
vocali tra gravi e acuti previsti dalla parte, eloquente il fraseggio,
timbratissimi i pianissimi – davvero belli e suggestivi sono quelli del
concertato – speciali i sussurrati, degni della cantante attrice che si sta
imponendo come una delle migliori interpreti verdiane.
Ben centrato il Banco di Riccardo Zanellato, ben
omogeneo nella vocalità.
Buona la prova di Lorenzo Decaro nel ruolo di Macduff,
dove mostra maggiore sicurezza negli acuti rispetto a occasioni precedenti,
anche se si nota ancora leggermente il rischio che non siano posizionati bene in
avanti, ma va sempre notata la bellezza del timbro.
Ottima la Dama di Marianna Vinci e particolarmente
efficaci il Malcolm di Gabriele Mangione, il
Medico di Alessandro Svab, il domestico e prima
apparizione di Michele Castagnaro, il sicario di
Sandro Pucci, l'araldo di Luca Visani
e le apparizioni di Chiara Alberti e Alice Bertozzo.
Eccellenti i mimi: Jacopo Trebbi, Valentina Vandelli, Simone Susani,
Nicole Guerzoni, Leonardo Bianconi, Carlo Alberto Brunelli.
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