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Recensione opera lirica I due Foscari al Teatro Municipale di Piacenza

William Fratti, 25/05/2015

In breve:
Piacenza - Recensione dell'opera lirica I due Foscari di Giuseppe Verdi in scena al Teatro Municipale di Piacenza il 22 maggio 2015.


Dopo qualche anno di assestamento, il Teatro Municipale di Piacenza dimostra di avere ritrovato la sua dimensione, facendo cultura all'insegna della tradizione.

La nuova stagione 2015-2016 è strategicamente presentata prima della conclusione del cartellone attuale, puntando dunque non soltanto sugli abbonati e gli spettatori abitali, ma cercando di attirare un pubblico sempre più vasto, nonché turisti provenienti da altrove. Ma è Piacenza a cui deve essere risposto in primis e se la città preferisce la consuetudine all'innovazione, è giusto che ottenga risposta in questo senso. È vero che le platee devono essere abituate alla nuova arte, ma è anche vero che lo si può fare in maniera graduale, senza per forza dover proporre titoli modernamente rivoluzionari.

Il connubio tra il direttore artistico Cristina Ferrari e il Maestro Leo Nucci ha dato prova di funzionare, dunque squadra che vince non si cambia. Le polemiche in merito alle assidue presenze di alcuni artisti e certe agenzie vanno lasciate alle sedi opportune e non sono oggetto di recensione.

Anche il sindaco Paolo Dosi ha avvalorato questo indirizzo di lavoro al termine de I due Foscari, l'opera conclusiva della stagione 2014-2015, una serata di grande musica, come già sottolineato, nel solco della tradizione. E proprio lungo questo filone si inerisce la direzione di Donato Renzetti, che non dà particolare lettura o significato personale all'opera del giovane Verdi, ma usa colori e accenti tipici di questo repertorio per come lo si è abituati a sentire da almeno mezzo secolo, compreso il taglio di tutti i da capo.

L'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna lo segue piacevolmente e con estrema disinvoltura, anche grazie all'assidua frequentazione del lavoro del Cigno di Busseto. Un segno di merito va alla prima viola e al primo violoncello per l'esecuzione dell'emozionante preludio secondo.

Leo Nucci è interprete strepitoso del personaggio del vecchio Foscari e la sua performance non fa avvertire l'assenza della forma scenica in alcun modo.

Ovviamente non si può sperare di udire la voce di qualche anno fa, ma l'espressività del fraseggio e il significativo uso degli accenti sopperiscono pienamente a questa mancanza.

Fabio Sartori è tenore verdiano di primo ordine, intonatissimo, squillantissimo, morbido nel passaggio. L'unico neo del suo Jacopo risiede nell'assenza di piani e pianissimi, ma Sartori è un professionista e riesce tranquillamente a fraseggiare, accentare, dare colori e sfumature passando dal mezzo forte al fortissimo.

Kristin Lewis è una Lucrezia naturalmente dotata di una bellissima voce importante, ma difficile da muovere. È a suo agio finché si trova nel canto spianato e dove non occorrano tinte particolarmente espressive, ma non appena incontra delle agilità si sentono i primi ostacoli, così come grandi scogli si odono nel drammatico e nel patetico, poiché povera d'accenti, cui si aggiunge una dizione catastrofica, col risultato di diventare algida e insignificante. Il materiale per essere cantante di prim'ordine c'è tutto, ma necessita di molto studio sulle fioriture, anche se minime, e sull'interpretazione.

Marco Spotti è un vero basso che finalmente riconsegna totale onore alla breve ma importantissima parte di Loredano, che è l'effettivo deus ex machina della vicenda, e la sua bella voce scura ben proiettata si fa udire anche nei corposi pezzi d'assieme.

Fabrizio Paesano, vincitore del 52º Concorso Voci Verdiane Città di Busseto, è un efficace Barbarigo, affiancato da Federica Gatta come Pisana, Andrea Bianchi come fante del consiglio e Alessio Verna come servo del doge.

Come sempre eccellente nel repertorio verdiano è il Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati.

 
 
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