Dopo oltre ottanta anni di assenza, Les pêcheurs de perles
di Georges Bizet torna sul palcoscenico della Rai di
Torino.
Paolo Fanale è indiscutibilmente un eccellente Nadir
e lo dimostra fin dalle prime pagine, in cui già si evidenzia il suo sapiente
uso dei fiati con una capacità di smorzare i suoni fuori dal comune.
Indubbiamente sa far collimare la morbidezza del canto all'italiana con
l'eleganza del gusto francese, con un fraseggio molto espressivo e una dizione
davvero ottima. L'emissione, mai spinta, risulta particolarmente omogenea, così
piani e forti assumono una dimensione cromatica ben più raffinata. Ottima la
linea di canto, con note basse ben salde, quasi da baritenore, come insegna la
scuola del belcanto, e note alte ben appoggiate e che godono di un passaggio
talmente corretto da non sentirsi la gola. Durante la celebre “Je croix
entendre encore” sfoggia degli acuti su “folle ivresse” a voce
piena, come in pochi riescono a fare, si permette di restare sulla nota più a
lungo, poi pian piano toglie fiato, la voce si smorza naturalmente, diventa un
filato naturale e scende. Pericolosissimo! Ma riuscito benissimo! Ed
emozionantissimo!
Rosa Feola è una brava Leïla e lo dimostra
soprattutto durante l'aria di secondo atto e il successivo duetto con Nadir,
anche se si sentono suoni pungenti negli acuti, alcune note alte risultano un
poco urlacchiate, altre stridule come in “je le jure” alla sua sortita.
Molto belli sono gli accenti drammatici nel duetto con Zurga, anche se
in certi punti spinge un po' troppo, ma presumibilmente la colpa è da ricercarsi
nell'eccessivo volume del suono orchestrale.
Il bravo Vincenzo Taormina sostituisce l'indisposto
Luca Grassi nel ruolo del capo dei pescatori, con una vocalità ben
luminosa, anche se si sarebbero preferiti più colori e sfumature e una maggior
robustezza nelle note gravi.
Ottimo Luca Tittoto nell'ingrata parte di Nourabad,
poiché quasi sempre associata agli assiemi col coro.
Ryan McAdams, sul podio dell'eccellente Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai – che primeggia in tutti i comparti con
una pulizia di suono esemplare – dirige i quasi ottanta musicisti con un gesto
troppo ampio, generando un volume troppo alto e decisamente fastidioso. I tempi
sarebbero perfetti e forse lo sarebbe anche la ricerca dei cromatismi se non
fossero tutti fusi e confusi tra loro dalla mole eccessiva dei decibel prodotti,
andando così a perdere le finezze volute da Bizet, nonché le
sfumature dei maestosi. Anche le bellissime pagine tratte dal Te Deum
risultano così compromesse in parte. Come pure mancano tutti i passaggi delicati
nel duetto finale.
Lo stesso vale per il Coro del Teatro Regio di Parma
preparato da Martino Faggiani, che si sarebbe maggiormente
distinto se non gli fosse stato chiesto di cantare così forte, a discapito dei
colori che sempre dimostra di saper eseguire.
Serata comunque di alta qualità, trasmessa alla radio in collegamento diretto
e in differita su Rai5 il prossimo giovedì 23 aprile alle ore 21.15.
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