L'Opera di Firenze prosegue la Stagione 2014/2015
all'insegna della promozione culturale, con la proposta di titoli meno comuni
accanto al grande repertorio.
La ripresa di Dido and Aeneas di Henry Purcell
nell'allestimento veronese firmato da Marina Bianchi
segue un po' il filone dell'Orfeo ed Euridice di Gluck dello
scorso anno, trattandosi di opere fuori dal solito calderone a cui attinge la
maggior parte dei teatri italiani, ma comunque nell'ambito di lavori importanti
che hanno fatto la storia del teatro musicale.
Marina Bianchi alla guida dello spettacolo e Leila
Fteita alle scene e ai costumi sanno essere maestre
di eleganza, pur non restando troppo legate alla tradizione e neppure volendo
strafare in termini di coup-de-théâtre contemporanei. Si potrebbe dire di un
allestimento neoclassico, una lettura evergreen con accenni moderni, poiché tale
è la vicenda di Didone: una donna forte, autoritaria, apparentemente
invincibile, spezzata da un amore impossibile.
L'eleganza e la raffinatezza del lavoro della regista milanese – che con
nonchalance mette in scena una maga dalle tinte sadomasochiste – trova il suo
compimento nelle delicate coreografie di Maria Grazia Garofoli,
che riempiono d'azione le pagine musicali senza mai invadere lo spazio del
canto, in perfetta complementarietà, come pure le luci aggraziate, quasi timide,
di Gianni Paolo Mirenda.
Ottima la lettura e la direzione di Stefano Montanari che
risulta essere molto fluido e buon fraseggiatore, sapendo tirar fuori il
carattere descrittivo dai passaggi orchestrali.
José Maria Lo Monaco è una Didone corretta, seppur
non precisissima e lo stesso vale per l'Enea di Leonardo
Cortellazzi.
Maggiormente efficace è Francesca Aspromonte nei panni di
Belinda, in possesso di un miglior stile baroccheggiante e una più
puntuale omogeneità nella linea di canto. È accompagnata dalla brava
Irene Favro, seconda donna.
Eccellente è l'interpretazione della maga di Adriana Di
Paola, seppur non così pulita nel suono, affiancata dalle efficacissime
Alessia Nadin e Anna Pennisi nei panni delle
streghe.
Adeguati alle circostanze il primo marinaio di Paolo
Antognetti e lo spirito di Teona Dvali.
Validissima la prova della voce recitante di Ermelinda Pansini,
alle prese con l'Epistulae Heroidum di Publio Ovidio Nasone,
in cui Didone scrive all'amato Enea, come quella del
Coro del Maggio Musicale Fiorentino diretto da Lorenzo Fratini.
Ottimi i ballerini di MaggioDanza, anche se va notato che sono migliori presi
singolarmente che non nella globalità dell'organico, poiché non sempre in
perfetta sincronia.
Le jeune homme et la mort di Roland Petit,
per la prima volta a Firenze, segue l'opera di Purcell.
L'allestimento è quello del Teatro alla Scala di Milano, la
coreografia è ripresa da Luigi Bonino e il bravissimo
Andrea Severi esegue all'organo la Passacaglia di
Johann Sebastian Bach.
Yonah Acosta, giovane stella internazionale della danza,
interpreta le jeune homme con grande fascino e precisione tecnica,
seppur troppo attento al risultato per essere perfetto trasportatore delle
angosciose emozioni volute da Cocteau e Petit.
Migliore in questo senso è l'eccellente Alessandra Ferri che
dopo oltre trenta anni sulle punte sa ancora regalare al suo pubblico delle
performance sublimi, cariche di pathos, nell'eleganza raffinata di uno stile dal
gusto delicato e deciso al tempo stesso.
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