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Recensione opera Guillaume Tell di Gioachino Rossini al Teatro Comunale di Bologna

William Fratti, 20/10/2014

In breve:
Bologna - Recensione dell'opera lirica Guillaume Tell di Gioachino Rossini in scena al Teatro Comunale di Bologna il 14 ottobre 2014


Se la prima pesarese di Guillaume Tell nello spettacolo di Graham Vick aveva sortito qualche dubbio, in gran parte dissipato durante la ripresa torinese, ora a Bologna, a distanza di oltre un anno, appare totalmente chiaro ed efficace, funzionale sia al testo originale sia ad una visione più contemporanea della leggendaria vicenda del Tell.

Inutile perdersi nuovamente nella bravura e nella validità del lavoro di Vick, Brown, Di Iorio e soprattutto dell'eccellente Howell. Occorre solo aggiungere che un grande spettacolo quando riceve molti consensi e altrettante critiche, deve essere rivisto, poiché se il primo risultato è dicotomico, ciò significa che sta trasmettendo pensieri ed emozioni, dunque si tratta di arte; contrariamente a ciò che è totalmente bello o brutto, in tal caso si tratta di pura estetica.

Discretamente brava anche la squadra che si è occupata della ripresa dell'allestimento – leggermente adattato a causa della ridotta disponibilità di spazio – con Lorenzo Nencini alla regia, Virginia Spallarossa alle coreografie, Fiamma Baldiserri e Marco Alba alle luci, che in alcuni momenti sono forse un po' troppo forti e costringono a socchiudere gli occhi.

Michele Mariotti riprende in mano la mastodontica partitura dell'ultimo capolavoro teatrale del genio indiscusso della lirica e lo fa con ulteriore sicurezza rispetto alla prima pesarese. Già allora il risultato orchestrale e l'amalgama con le voci risultava eccellente, ora si riconferma, ma ancor più saldo, con conseguente arricchimento nelle sfumature. L'unico neo è che il Teatro Comunale di Bologna è piccolo – non è certamente l'Adriatic Arena – e la vastità del suono avrebbe dovuto essere regolata all'ampiezza sala, mentre risulta essere un poco eccessivo.

L'ulteriore soddisfazione ricavata dai melomani nell'inseguire questo spettacolo – oltre alla possibilità di assistere ad un'opera lirica di rara esecuzione, almeno in Italia – sta nella variazione degli interpreti dei ruoli protagonisti.ù

A Bologna è Carlos Alvarez a vestire i panni del celebre arciere e fin dalla primissima frase a mezza voce si mostra ben timbrato. Forse la sua performance non è da intendersi emblematica nell'ambito dell'intenzione rossiniana, ma ciò non toglie che il baritono abbia eseguito la parte con un'eccellente linea di canto, un fraseggio eloquentissimo, un'interpretazione più che convincente sotto ogni aspetto, dimostrandosi ancora una volta uno dei migliori baritoni dell'odierno panorama lirico internazionale.

Yolanda Auyanet è Mathilde e, come già ribadito in molte altre occasioni, è una brava cantante, ma raramente trasmette quel “di più” da fare incantare. Secondo e quarto atto sono i meglio riusciti, dove sfoggia raffinatezza e musicalità di livello superiore; mentre terzo atto, dove occorrerebbero staccati precisi e acuti puntuali, si trova ad eseguire la parte con dei compromessi non propriamente in linea col canto di Rossini.

L'Arnold di Michael Spyres incarna perfettamente il volere del compositore pesarese, ma volendo cercare il pelo nell'uovo occorre notare che in questa occasione non tutte le note sono perfettamente pulite e gli acuti più estremi non hanno lo stesso smalto e soprattutto lo stesso volume di sue esibizioni precedenti. Eccellente è la resa di secondo atto.

Enkeleida Shkoza è “troppa” per poter essere vocalmente credibile in Hedwige e presumibilmente in qualunque altro ruolo di belcanto. È dotata di un timbro e un colore naturale particolarmente caldi, piacevoli, davvero interessanti e si nota l'impegno che mette nel tenere a bada la sua valanga di voce, purtroppo senza riuscirci appieno. Forse dovrebbe interpretare tanto Mozart per arrivare tecnicamente là dove dovrebbe; sarebbe un peccato perdere una simile vocalità, più unica che rara.

Mariangela Sicilia è una brava Jemmy, anche se non tutti gli acuti risultano emessi con suoni tondi e puliti; peccato per il taglio della sua aria, di cui non si comprende appieno il motivo.

Giorgio Misseri è un Roudi sufficiente, ma è troppo evidente la difficoltà nella zona più alta. Luca Tittoto è il solo interprete ad avere eseguito le tre produzioni ed il suo Gessler è notevolmente cresciuto col tempo anche sotto il profilo vocale.

Marco Filippo Romano è un Leuthold/cacciatore molto efficace nel canto.

Ci si sarebbe aspettato di più dal Melcthal di Simone Alberghini e dal Walter di Simon Orfila, comunque soddisfacenti.

Appena sufficiente il Rodolphe di Alessandro Luciano.

Eccellente la prova del Coro del Teatro Comunale di Bologna diretto da Andrea Faidutti.

 
 
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