Quando una regina indiscussa del belcanto, quale è Mariella Devia,
si esibisce in qualche città, è quantomeno doveroso riempire ogni posto
disponibile anche solo per rispetto. Invece il Teatro Regio presenta molti vuoti
e soprattutto una gran parte degli spettatori intervenuti sono fan accaniti
provenienti da altrove.
La Signora Devia, all'ingresso in palcoscenico, è salutata da un lungo,
caloroso e scrosciante applauso. Il concerto si sviluppa attraverso una serie di
romanze e arie d'opera di Giuseppe Verdi: “Perduta ho la
pace”, Sei romanze (1838) Il Brigidino È la vita un mar
d'affanni “Egli non riede
ancora… Non so le tetre immagini”, Il Corsaro Stornello Chi i bei
dì m'adduce ancora “Arrigo! Ah! Parli a un core”, I vespri
siciliani “Mercé, dilette amiche”, I vespri siciliani “Oh ben
s'addice… Sempre all'alba ed alla sera”, Giovanna d'Arco “Qui!
qui!... O fatidica foresta”, Giovanna d'Arco “Deh, pietoso, oh
Addolorata”, Sei romanze (1838) “La zingara”, Album di sei
romanze (1845) “Lo spazzacamino”, Album di sei romanze (1845)
“Qual prodigio!...Non fu sogno”, I Lombardi alla prima Crociata.
Il titano della lirica porta a Parma, dove mancava da dieci anni, la sua
consueta perfezione in termini di tecnica di canto, soprattutto l'estrema
omogeneità nel passaggio di registro, l'uso degli armonici e la proiezione,
senza dimenticare l'eccellenza nell'uso della parola e nel fraseggio.
Purtroppo la qualità del suono non è più così impeccabile e non risponde più
a tanta perizia. Qualche nota nelle prime romanze è un po' stonata, altre
leggermente nasali, ma i colori sono davvero interessanti. I filati de
Il corsaro non sono così sottili come dovrebbero e le note basse sono
parlate.
Con I vespri siciliani la situazione migliora notevolmente,
prima di tutto la bellissima cadenza di “Arrigo! Ah! Parli a un core”,
poi la resa complessiva di “Mercé, dilette amiche”, anche se con poca
elasticità.
Con la prima aria di Giovanna d'Arco, più drammatica, Mariella Devia
mostra un accento davvero eloquente, mentre con la seconda il canto si
interrompe durante il recitativo e la romanza non è resa particolarmente bene.
Nei pezzi successivi, le pagine patetiche sono eseguite con una musicalità
sinceramente invidiabile, mentre le agilità non sono delle migliori.
Al termine del concerto il pubblico è in visibilio e dall'alto qualcuno urla
“sempre meravigliosa”, “divina”, “sei grande”.
I bis concessi da Mariella Devia sono un vero e proprio
regalo: “Casta Diva” da Norma, “Allons! il le faut!... Adieu notre
petite table” da Manon e la prima strofa di “Addio del
passato” da La traviata.
Con questi brani la sacra imperatrice della lirica esegue una vera e propria
lezione di canto. È elegante, raffinata, musicalissima, ricca di cromatismi,
espressiva nel fraseggio, eccellente nell'uso degli accenti.
All'uscita dal teatro ognuno degli intervenuti ha il sorriso stampato in
volto, o le lacrime che rigano le guance. Grazie Mariella.
E grazie al bravissimo Giulio Zappa al pianoforte.
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