Assistere all'energia, alla carica vitale, alla maniera con cui
Alberto Zedda dirige la prima esecuzione della versione per orchestra
della Petite messe solennelle nella recente edizione critica
curata da Davide Daolmi, è un vero onore.
A discapito di tanti insuccessi ottenuti in tempi più o meno lontani, questa
versione della Petite messe lascia intravedere quanto
Rossini fosse in anticipo sui tempi e nessuno meglio di Zedda
può trasmettere quel linguaggio, quel sapore musicale, quello stile
inconfondibile che trova il suo apice nella concertazione sublime del
Prélude religieux.
L'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna eccelle nella
precisione musicale e nella qualità del suono con cui segue, o meglio,
s'accompagna alla mano esperta di Zedda, affiancati dall'ottimo
Coro del Teatro Comunale di Bologna guidato da Andrea Faidutti,
che qui canta con fare nettamente superiore alle altre produzioni di questo
Festival.
Bravissima l'arpa nel Qui tollis.
Meno adeguata è purtroppo Olga Senderskaya che, a discapito
di una certa capacità di cantare, non è dotata di morbidezza e appare sempre
aspra, secca, spigolosa, quasi fosse una giovane acerba.
Veronica Simeoni è un apprezzatissimo ritorno, poiché è
interprete sempre elegante e raffinata, morbida e vellutata tecnicamente
preparatissima e con una linea di canto ben precisa. Sorprendente è la resa
dell'Agnus Dei.
Dmitry Korchak è luminoso e squillante come di sua
consuetudine, dotato di vocalità dalla naturale bellezza, acuti piacevolissimi,
rotondi, anche se talvolta sembra appoggiare sul nulla e basterebbe un soffio
per portarlo in errore.
Mirco Palazzi, in questa occasione, purtroppo non sembra in
ottima forma e si spera si tratti di un momento passeggero, poiché in certi
punti appare stanco e sfibrato.
|