Nell'ambito del Sommerfestspiele, la Festspielhaus
di Baden-Baden propone, in coproduzione con Universal Music e
Deutsche Grammophon, Die Entführung aus dem Serail di
Wolfgang Amadeus Mozart, capolavoro purtroppo poco
rappresentato in Italia, ma fortunatamente molto presente nei calendari dei
teatri in lingua tedesca.
Il maestro canadese Yannick Nézet-Séguin, direttore musicale
della Philadelphia Orchestra e della Rotterdam
Philharmonic Orchestra, nonché principale direttore ospite della
London Philharmonic Orchestra, guida la Chamber
Orchestra of Europe con eccellente gusto mozartiano, sapendo
distinguere e miscelare cromaticamente l'eleganza con i passaggi patetici e
comici, mantenendo sempre uno stile omogeneo ma particolarmente caratterizzato.
I suoni sono pulitissimi e i passaggi sempre precisi.
Diana Damrau è la stella di questo gala ed è evidente, in
maniera inconfutabile, che con Mozart la sua vocalità si trova
non solo a suo agio e nel suo terreno d'elezione, ma sa esprimersi come
nessun'altra prima di lei. La prima aria di Konstanze è elettrizzante,
ma è solo un assaggio di ciò che Damrau sa fare in secondo
atto, con le due arie consecutive “Traurigkeit ward mir zum Lose” e “Martern
aller Arten”. Nella lunga pagina patetica il celebre soprano si prodiga in
un fraseggio eccellente, espressivo, dove il suono perfetto è al servizio della
parola. Invece, nel passo successivo, mette in mostra una precisione musicale da
manuale, dove ogni nota è pulitissima, il suono è sempre in punta, i pianissimi
sono timbratissimi, acuti e sovracuti sono morbidi e sostenuti.
Rolando Villazón è un Belmonte raffinato,
musicalissimo, vellutato ed espressivo. In questo repertorio riesce sicuramente
ad ottenere risultati migliori rispetto a quello romantico, poiché la salita
all'acuto è più dolce, meno spinta e tende meno ad arretrare, anche se, sul
finire dell'opera, ciò accade comunque, anche se in minima parte.
Franz-Josef Selig è un bravissimo Osmin, che sa
essere cinico, puntiglioso e comicamente affettato, senza mai eccedere nel
buffo, dotato di voce cavernosa e note gravi ben salde, ma agile nel rendere la
classicità elegante del canto mozartiano.
Anna Prohaska è una Blonde riuscita, accurata
nell'interpretazione e più che opportuna nella vocalità, tanto da perdonarle
qualche acuto un poco calante.
La accompagna l'ottimo Pedrillo di Paul Schweinester,
che corre sulla partitura leggero come una piuma e preciso come un orologio
svizzero, brillante nella vocalità come nella recitazione.
Particolarmente degno di nota è il quartetto conclusivo di secondo atto “Ach,
Belmonte! Ach, mein Leben!” durante il quale le due coppie di innamorati si
prodigano in un momento davvero ben riuscito, complice anche una direzione ricca
di cromatismi esaltanti.
Infine, ma non ultimo, è il magnifico Thomas Quasthoff, che
dona la sua profonda voce baritonale al personaggio recitante di Bassa
Selim con una professionalità e una diligenza drammaturgica ed
interpretativa come non se ne erano mai viste.
|