Rappresentata la prima volta a Napoli è  un'opera in miniatura dal ritmo coinvolgente tipico della commedia italiana che nasce nel Settecento. Ottenne fin dalle prime rappresentazioni un successo strepitoso che dura fino ai nostri giorni. La storia, semplice e coinvolgente, racconta le vicende del vecchio e brontolone Uberto che viene continuamente vessato dalla sua giovane intelligente e spiritosa servetta, Serpina.
Il celebre intermezzo rivivrà sul palcoscenico del teatro-giardino patavino con un allestimento che porta la firma del regista Marco Bellussi che ha spesso allestito questa mirabile gioiello di Pergolesi e al quale si sente particolarmente legato essendo stata l'opera del suo debutto (nel '95), alla Fenice (nel '96), e la prima opera per il debutto internazionale (Germania 1998). Dice Bellussi: ”Per l'edizione padovana, così come per il passato, la principale tensione è volta a far sì che l'azione scenica, dettata dalla regia, consenta un adeguato sviluppo alla drammaturgia dell'opera, mantenendosi sintonica al tessuto musicale sapientemente intrecciato da Pergolesi. Anche in questa occasione la vicenda di Serpina, che da serva vuol diventar padrona, prende  vita con naturalezza, dimostrando ancora una volta la grandezza del suo autore”.
L'esecuzione  sarà affidata alla bacchetta del giovane MºÂ Nicola Simoni che per l'occasione dirigerà l'Orchestra Artes, con Nicola Lamon al clavicembalo.
 Il ruolo di Serpina è interpretato da Francesca Salvatorelli, mentre Virgilio Bianconi vestirà i panni di Uberto.  Il mimo sarà Emiliano De Lello. Costumi di Carlos Tieppo.
 Note di regia di Marco Bellussi - La Serva Padrona di G.B Pergolesi è opera di rilevanza storica e chiunque vi si accosti con l'intento di darne moderna esecuzione deve averne piena coscienza. Nata come intermezzo all'opera seria Il prigionier superbo commissionata allo stesso Pergolesi nel 1733, La serva Padrona superò in successo e fama l'opera seria che la conteneva; le sere seguenti al debutto si dovette infatti replicare l'intermezzo liberato dall'involucro tragico e ben presto il giocoso componimento di Pergolesi riportò successo in tutta Italia e a Parigi, ove venne rappresentato alla presenza del re e di tutta la corte. Il capolavoro di Pergolesi deve parte del suo successo al testo pieno di vita di Federico; ritengo tuttavia che il prodigio stia nella musica che si adatta perfettamente alle qualità del testo. Essa si compone di idee serrate, concise, che inducono un movimento perpetuo e zampillante. Anche i caratteri dei personaggi sono magistralmente descritti dalla musica. Penso alla prima aria di Uberto in cui percepiamo la sua collera crescere furiosamente grazie ad un movimento di tre battute, ripetute per tre volte ma sempre in tono superiore; penso ancora alla prima aria di Serpina in cui la sagace servetta sa al contempo lusingare e strapazzare. Ecco che la parte indecisa ed irritabile di Uberto viene espressa attraverso le cupe tonalita bemolli, mentre la parte vezzosa ed aggressiva di Serpina viene spesso impostata nelle tonalità del diesis.
Per l'edizione padovana, così come per il passato, la principale tensione è volta a far sì che l'azione scenica, dettata dalla regia, consenta un adeguato sviluppo alla drammaturgia dell'opera, mantenendosi sintonica al tessuto musicale sapientemente intrecciato da Pergolesi. Anche in questa occasione mi preme dunque che la vicenda di Serpina, che da serva vuol diventar padrona, prenda vita con naturalezza, dimostrando ancora una volta la grandezza del suo autore. |