La seconda delle tre opere in programma nella Stagione Lirica 2014
del Teatro Regio di Parma è pressoché interamente dedicata ai giovani e
poiché il male sta negli occhi di chi guarda, si vuole pensare che questa
operazione sia voluta a scopo didattico e con l'intenzione di dare delle
opportunità alle nuove leve; e non a scopo economico, per produrre risparmio
sulle spalle degli artisti in modo da ripristinare il deficit di bilancio.
Il gruppo di lavoro che firma lo spettacolo è composto dai soli
professionisti di questa produzione de La cambiale di matrimonio
di Gioachino Rossini.
Andrea Cigni, con eccellente efficacia, sposta l'azione
nella Bassa tra Parma e Reggio, dove gli allevamenti Mill sono noti per il
pregio delle vacche da latte.
Dario Gessati disegna una scenografia ricca, bella e
pertinente e Valeria Donata Bettella dei costumi deliziosi, il
tutto realizzato col prezioso contributo dei migliori studenti delle sezioni
Discipline dello Spettacolo, Arti Figurative e Architettura del Liceo
Artistico Statale Paolo Toschi e della Specializzazione Moda e
Abbigliamento dell'Istituto Professionale di Stato per l'Industria e
l'Artigianato Primo Levi.
Mentre l'allestimento dà un notevole segno di novità, la realizzazione della
drammaturgia appare invece scontata per certi versi – il gioco col mappamondo si
è già visto, così come gli atteggiamenti gai del cassiere/maggiordomo – e
inutilmente inverosimile per certi altri – Tobia che viene arrotolato
nella mappa, o i due innamorati che salgono sulle forme di Parmigiano per
baciarsi – per poi irrompere in maniera del tutto inutile nel finale a cavallo
delle vacche.
I protagonisti di Rinaldo di Händel ideato
da Pizzi avevano un ben diverso significato ed eleganza. Ma
fortunatamente tutto funziona alla perfezione per il pubblico di Parma, poiché
la cambiale di matrimonio sale sul palcoscenico del Regio per la prima volta e
più in generale l'opera buffa è ben poco rappresentata. Dunque tutto sembra
nuovo.
Francesco Ciluffo dirige con cura la partitura rossiniana,
molto attento a ciò che accade in palcoscenico, ma non è sempre seguito con
altrettanta attenzione dall'Orchestra del Conservatorio di Musica Arrigo
Boito di Parma, che nella sezione dei fiati appare piuttosto mediocre.
Gli interpreti, preparati dalla Scuola di Canto del Conservatorio, portano in
maniera molto evidente i segni della giovinezza, dell'asprezza e
dell'inesperienza, ad eccezione di Nao Yokomae, che con il suo
canto corretto e ben impostato interpreta una Fanny degna di nota e di
plauso, sia nel dolce canto spianato, sia nelle brillanti agilità.
Marco Granata è un bravo Tobia, soprattutto
nell'interpretazione, anche se la voce è talvolta sporcata da qualche
inesattezza.
Lo affianca l'istrionico Fumitoshi Miyamoto, forse un po'
troppo esagitato, al punto che la resa vocale è ricca di imperfezioni.
Lorenzo Caltagirone, Edoardo, appare troppo
emozionato e l'intonazione ne risente per tutta la prima parte.
Federica Cacciatore risulta migliore nell'aria di
Clarina che non nei recitativi.
Vocalmente appropriato il Norton di Andrea Pellegrini,
dotato anche di bel timbro, ma troppo pompato nel personaggio – e privo di
cantabili – per poter esprimere un parere obiettivo.
Grande successo per tutti al termine dello spettacolo. |