A meno di dieci anni dalla sua ultima rappresentazione, Die
Zauberflöte torna sul palcoscenico del Teatro Regio di Torino
registrando, ancora una volta, il tutto esaurito.
L'allestimento prodotto al Massimo di Palermo nel 2001 con
la firma di Roberto Andò è ancora funzionale ed efficace,
estremamente suggestivo in alcuni punti – tra cui la prima comparsa della
Regina della Notte e l'interno del Tempio degli iniziati – mentre in altri
tende ad essere troppo semplicistico, fino a ridursi al carnevalesco, come il
serpente che apre l'opera, o gli animali che ascoltano il flauto di Tamino.
Adeguati i costumi di Nanà Cecchi, come pure le
scene e le luci di Giovanni Carluccio.
La direzione di Christian Arming, sul podio della bravissima
Orchestra del Teatro Regio, è decisamente limpida e pulita, ma
un poco soporifera, priva di quel nervo che accende la passione durante
l'ascolto dell'opera lirica.
Giorgio Berrugi è un Tamino corretto sotto il
profilo vocale e ben rifinito nell'interpretazione, incarnando propriamente il
principe “tutto d'un pezzo”.
Lo affianca la brava Pamina di Maria Grazia Schiavo,
dolce e delicata, ben omogenea nella linea di canto, morbida nel passaggio
all'acuto.
Markus Werba è un Papageno eccellente e può
sinceramente essere considerato il miglior interprete del momento di questo
ruolo. La voce brillante è sempre ben impostata, priva di macchie anche nel
continuo passare dal recitativo parlato al canto, o durante alcuni affaticanti
movimenti fisici. È particolarmente emozionante nel finale “Papagena!
Weibchen! Täubchen, meine Schöne!... Pa-Pa-Papagena!” Al termine dello
spettacolo lo accoglie un meritatissimo successo personale.
Aleksandr Vinogradov è un cantante ben preparato ed in
possesso di un colore particolarmente piacevole, molto musicale nei cantabili,
ma non si può affermare che sia un Sarastro completamente adeguato, poiché tale
ruolo dovrebbe essere affidato ad un basso profondo, sortendo un effetto
chiaramente diverso. La sua prova è priva di errori e si ammira la sua
competenza, ma nei passaggi più gravi si sente mancare un certo peso.
Lo stesso vale per Olga Pudova, di cui si apprezzano la
preparazione e una certa morbidezza nei sovracuti, ma la parte della Regina
della Notte dovrebbe essere affidata ad un soprano drammatico di agilità,
anziché ad un giovane soprano di coloratura, di gravità e rilievo maggiori
rispetto alla figlia Pamina, in modo tale da rendere col giusto vigore e
maggiore accento il recitativo e l'aria di secondo atto.
Buona la prova delle tre dame, Talia Or, Alessia Nadin ed Eva Vogel,
anche se in alcuni punti la seconda dama è parsa un poco stridula.
Bravissimo Alexander Kaimbacher nei panni di Monostatos,
come pure Laura Catrani in quelli di Papagena.
Altrettanto positivi Klaus Kuttler e Dario Prola
nei ruoli dei sacerdoti e degli armigeri, nonché i tre fanciulli di
Esther Zaglia, Elena Scamuzzi e Giulia Moretto, come pure l'oratore di
Ryan Milstead.
Molto bene il Coro del Teatro Regio diretto da
Claudio Fenoglio. Lunghi applausi meritati per tutti al termine
dello spettacolo.
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