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Giacinto Prandelli: cuore e cervello

Redazione Liricamente, 19/01/2014

In breve:
L'8 febbraio 2014 ricorre il 100º anniversario della nascita del tenore Giacinto Prandelli, nato a Lumezzane (BS) nel 1914 e morto a Milano nel giugno del 2010. Dal 3 all'8 febbraio a Brescia si terrà la terza edizione del concorso internazionale di canto lirico a lui dedicato.


L'8 febbraio 2014 ricorre il 100º anniversario della nascita del tenore Giacinto Prandelli, nato a Lumezzane (BS) nel 1914 e morto a Milano nel giugno del 2010. Dal 3 all'8 febbraio a Brescia si terrà la terza edizione del concorso internazionale di canto lirico a lui dedicato.
Oltre ad essere un grande artista è stato anche una grande persona, un vero gentiluomo di altri tempi. E' stato protagonista di produzioni di rilievo nei teatri di tutto il mondo a fianco di colleghi del calibro di Maria Callas, Renata Tebaldi, Tagliabue, diretto da Arturo Toscanini, Victor De Sabata... solo per citare i più celebri...
Ma come dice il proverbio: "Dietro ad un grande uomo c'è sempre una grande donna", abbiamo avuto il piacere di conoscere la moglie di Giacinto Prandelli, la signora Anna Maria Ponticelli, che ci ha lasciato un intenso ricordo del suo amato marito.
Ascolterete una storia d'amore da favola, che invece è pura realtà, una storia di rispetto e stima reciproca, che ha molto da insegnare non solo a chi ama la lirica, ma a tutti affinchè si tornino a conoscere i veri valori su cui si fondano famiglia e professione del cantante lirico.

Vi consigliamo di ascoltare questa intervista per ascoltare la passione nella voce della signora Prandelli.

Signora Prandelli, ci racconti la storia della vostra vita.
Io e Giacinto ci siamo conosciuti, perchè io studiavo canto dalla signora Rangi Lombardi. Dalla stessa insegnante c'era anche il soprano Anna De Cinque che è stata una cantante che ha fatto una piccola carriera perchè poi si è dedicata alla famiglia.
Noi due eravamo diventate molto amiche.
Io studiavo canto non per fare la carriera, ma semplicemente solo perchè mi piaceva cantare perchè amavo molto la musica.
Amavo molto l'opera e ascoltavo sempre alla radio RAI, che prima si chiamava EIAR, i concerti in cui si esibivano giovani cantanti. Prendevo nota dei nomi e mi segnavo chi, secondo me, avrebbe avuto le carte in regola per fare la carriera del cantante. Quando sentii Prandelli, che allora non conoscevo, mi ero segnata "Questo può far carriera..."

La mia amica De Cinque, che era agli inizi della carriera, fece il Faust a Trieste insieme a un giovane tenore di nome Prandelli.
Quando tornò a casa da questa produzione mi raccontò appunto di aver cantato insieme a questo giovane tenore che, pur non avendo ancora un gran nome, era già vocalmente molto promettente. Inoltre, era rimasta affascinata anche dalla prestanza fisica.
Giacinto Prandelli infatti era anche un bell'uomo. In quel momento, sa, c'erano tenori un po' piccoletti, grassotti, e lui sicuramente aveva una presenza scenica più piacevole.

Giacinto Prandelli da Trieste andò a Torino a cantare e ricevette un telegramma dalla signora De Cinque (questo me l'ha raccontato mio marito tempo dopo) in cui lo si invitava il sabato successivo (che il sabato grasso del carnevale del 1946) ad una festa di carnevale cui ero invitata anch'io.
Siccome, come le ho detto, ero molto amica della De Cinque, il sabato della festa sono andata al pomeriggio per aiutarla nei preparativi. Intanto che si lavorava, lei mi parlava di lui: "E' molto gentile, è un nobil uomo, si presenta bene..." "Come persona non sembrerebbe nemmeno un tenore, perchè è molto distinto". Io ascoltavo senza dar troppa importanza.
Ad un certo punto, suona il campanello e lei mi dice "Senti, sono molto indaffarata, puoi andare tu ad aprire la porta?".
Allora io vado e mi trovo davanti un giovane uomo che mi saluta presentandosi: "Buongiorno, sono il tenore Prandelli", io dico "Buongiorno" e vedo che lui mi guarda intensamente.
Poi, durante la serata, capita che noi balliamo insieme.
Ad un certo punto si ferma, mi guarda e, dandomi del "tu" mi dice "Tu sarai mia moglie" e io penso "Caspita, è proprio testa di tenore questo..." perchè una volta si diceva che siccome i tenori cantano note acute, queste un po' rovinano il cervello della persona....

Poi piano piano ci siamo ritrovati, lui mi telefonava tutti i giorni e io mi sono innamorata dell'uomo.
In breve: nel febbraio del 1946 ci siamo conosciuti e nel settembre dello stesso anno ci siamo sposati. Il nostro matrimonio è durato 64 anni.

Io amavo molto anche la famiglia, perchè venivo da una famiglia di tradizione, quindi mi alternavo: seguivo mio marito ma poi tornavo anche a casa dai figli (3). Magari seguivo le prove generali e assistevo alla prima, quindi salutavo il marito e tornavo a casa dai bambini.

L'ho seguito in America, a Londra, a Parigi, a Bruxelles, in Spagna, a Il Cairo.
I figli non venivano perchè erano piccoli e, siccome i cantanti hanno bisogno di riposare e stare tranquilli, non potevamo rischiare che magari di notte piangessero o stessero male.

I primi due figli hanno quattordici mesi di differenza, e l'ultimo è arrivato dopo tre anni. Avevo la fortuna di avere dei genitori molto giovani che potevano aiutarmi, quindi io mi alternavo tra mio marito e i figli.
Questa è stata la mia vita ed è stata una vita quasi da favola.
Abbiamo conosciuto i più grandi personaggi dell'epoca: re Edoardo di Inghilterra (che poi ha abdicato per sposare la moglie americana), anche a Il Cairo abbiamo partecipato a una festa in maschera dello sceicco a capo dell'Egitto.

Com'era la vita a casa di Prandelli quando non era in tournée?
Mio marito ogni giorno faceva un quarto d'ora-venti minuti di vocalizzi ogni giorno e poi studiava con il maestro Fornarini (uno dei sostituti accanto a Toscanini) che gli ha trasmesso la conoscenza degli spartiti in ogni sfumatura. Mio marito studiava con lui e mi diceva "E' formidabile quest'uomo, perchè mi trasmette tanto".

Da giovane mio marito ha iniziato i suoi studi a Brescia con il baritono Grandini.
Purtroppo era osteggiato dal padre, perchè non voleva che lui studiasse canto. La famiglia aveva una piccola industria a Lumezzane (BS), regno del metallo, Lui era il terzo di otto figlie e suo padre era convinto che con il canto lui non potesse vivere bene.
Uno zio e la madre l'hanno aiutato e poi anche il curato del paese: lo ha sempre sostenuto molto perchè aveva riconosciuto il suo talento. Siccome non poteva studiare in casa, prendeva gli spartiti e andava a studiare sulle colline vicine. Non avevano nemmeno il pianoforte in casa. Il primo pianoforte se l'è comprato lui.
A Giacinto piaceva invece la musica e il teatro, qiundi poi la madre ha capito la sua natura e ha lasciato che intraprendesse questa strada, lontano dalla fabbrica di famiglia.

Quand'è che si è emozionata di più ascoltando suo marito?
Io adoravo quando mio marito quando cantava l'aria "Ah! Dispar vision" dalla Manon di Massenet. E' una delle romanze dell'opera in cui lui dava il massimo. L'ha cantata anche davanti a Arturo Toscanini che quindi l'ha scelto per la Norma di Bellini, il Requiem di Verdi e il Mefistofile di Boito. ITanto che poi chiamavano mio marito "Il tenore di Toscanini". Giacinto, dal canto suo, amava moltissimo ascoltare un altro tenore dell'epoca: Pertile, che secondo lui era un grande interprete dell'opera. Pur non avendo la bellezza di voce di Gigli, riusciva a "tirar fuori" dallo spartito il massimo dell'interpretazione.

Lei aiutava suo marito nello studio?
Si, lo ascoltavo. Lo incoraggiavo su certe cose, talvolta mi permettevo di dargli qualche suggerimento. Lui ci teneva molto al mio giudizio. Però non posso dire che io l'aiutavo, perchè la capacità di entrare nel personaggio e di interpretare la parte era tutta sua. Lui sapeva emozionarsi nel cantare perchè entrava profondamente nel personaggio.
Il Werther era una delle sue opere migliori. Nelle opere francesi e nelle opere pucciniane lui sapeva dare il meglio di sé. Di Puccini ha cantato pressochè tutto, tranne Turandot e La fanciulla dell'West.
Amava molto il verismo. Ha cantato Fedora scelto proprio da Umberto Giordano, così come per l'Adriana Lecouvreur che è stato scelto personalmente da Cilea. Ci sono delle lettere tra Cilea e l'editore Sonzogno in cui afferma "Ottimo il Prandelli per bella figura, eleganza e azione. Egli è oggi il miglior Maurizio per le suddette qualità, e bisogna proporlo anche all'Opera di Roma. Credo che sarebbe anche un buono ed efficace Federico nell'Arlesiana."

Mio marito ha cominciato a cantare per l'Ente Scala (dopo che La Scala era stata bombardata) al Teatro Lirico. Era considerato "un tenore intelligente". Non aveva una voce eccezionale, ma era sicuramente intelligente. L'hanno detto gli altri, non io!
Io dico che per cantare ci vuole cuore e cervello!
Quando mio marito era in carriera io non dicevo mai niente, parlavo solo con lui di canto, ma non con nessun altro.
Però dopo che è morto ho voluto che si dicesse chi fosse veramente Giacinto Prandelli: innanzitutto un uomo umanamente molto buono, sempre pronto ad aiutare. Quando era già in carriera ed era già un nome, se qualche giovane gli chiedeva consigli era sempre disposto ad aiutarlo, anche finanziariamente.

Dal punto di vista familiare?
Quando i nostri figli erano ragazzini era molto affettuoso. E' stato un papà meraviglioso e un marito stupendo. Io sono stata non fortunata, ma fortunatissima. Mi ha anche viziata troppo, perchè ora che non c'è più mi manca tanto ed è difficile mettere il cuore in pace. Allora quando ho nostalgia mi ascolto qualche disco. Amo molto il Faust registrato al Teatro dell'Opera di Roma e adoro il duetto con Marguerite.
Ora vivo ascoltando la sua voce, le sue interviste.
Non sono mai stata gelosa, perchè ero molto sicura di lui, come lui di me. Pensi che una volta durante la generale, io ero tra il pubblico e ho visto che lui, dovendo recitare una scena d'amore non stava dando il meglio di sé, allora gli ho detto "Perchè non fai l'innamorato?" e lui ha detto: "Ma sai, c'eri tu in platea a guardarmi" e io ho risposto "Ma fai pure il tuo lavoro, io ho fiducia in te".
Abbiamo avuto una vita stupenda insieme.

Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna
Grazie, la ringrazio, ma creda io non ho mai fatto niente di forzato.
Certo, è la forza del vostro amore! Quando c'è amore non c'è sacrificio!
Si, noi ci intendavamo in modo stupendo, come se fossimo una cosa unica ed era naturale per noi confrontarci su ogni cosa.
Ma qualche discussione l'avrete avuta, però...
Negli ultimi anni si, quando lui ogni tanto mi diceva "Senti, tu preparati, perchè un giorno o l'altro..." e io mi irritavo moltissimo perchè non potevo pensare che lui dovesse morire e lasciarmi sola dopo 64 anni insieme!
Oggi per fortuna ho molto conforto dai miei tre figli e dai nipoti.

Com'è stato Giacinto Prandelli come nonno? Ha cantato per i nipotini?
Si, si! Mia figlia suonava il piano e allora lui cantava per i nipoti!
Anche come nonno era molto orgoglioso dei suoi nipotini. Ogni tanto mi diceva: "Guarda come sono belli" ed era molto fiero.

La ringrazio molto per questa bellissima chiacchierata. Starei ore a farmi raccontare la vostra vita...
Grazie, e mi raccomando: diffondete la cultura dell'opera anche ai giovani per trasmettere i valori e il cuore. Oggi c'è molta tecnica, ma manca il cuore. Mancano anche gli insegnanti e i direttori d'orchestra. Pensi che il direttore Victor De Sabata, quando dirigeva mio marito durante il Requiem di Verdi, al termine dell'Hostias et Preces gli mandava un bacio con la mano perchè aveva sentito il suo cuore!

Vi consigliamo di consultare anche il sito web www.giacintoprandelli.com in cui si trovano numerose foto e testimonianze dei colleghi e critici testimoni della sua arte.

 
 
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