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Recensione Opera Otello di Giuseppe Verdi al Teatro Carlo Felice di Genova

William Fratti, 17/01/2014

In breve:
Genova - Recensione dell'opera lirica "Otello" di Giuseppe Verdi in scena il 29 dicembre 2013 al Teatro Carlo Felice di Genova.


Il Teatro Carlo Felice di Genova, nell'ambito delle Celebrazioni del Bicentenario Verdiano, onora la memoria del suo invernale concittadino con l'esecuzione di un Otello ben riuscito sotto ogni punto di vista, certamente non senza alti e bassi, ma con una qualità generale così importante da far uscire soddisfatto dalla sala un buon numero di spettatori pignoli e generalmente difficili da accontentare.

Lo spettacolo di Davide Livermore, che sempre di più si sta affermando come uno dei migliori registi d'opera dell'ultimo decennio, creato per il Palau de Les Arts Reina Sofia di Valenza, si avvale di un solo impianto scenico – firmato dallo stesso Livermore e da Giò Forma – composto di cerchi più o meno concentrici che, nel finale primo, portano romanticamente l'immaginario agli anelli di Saturno, come se l'amore tra Otello e Desdemona avvenisse tra – e non sotto – le stelle.
Ogni situazione della vicenda, sapientemente coadiuvata da un eccellente impianto luci dello stesso regista, da poche ma efficacissime proiezioni e da qualche piccolo elemento di attrezzeria, è retta da una regia fisica e psicologica puntualissima, mai monotona, bensì sempre attenta al movimento corporeo e mentale dei personaggi.
Emblematica è l'Ave Maria di Desdemona, che appare come una piccola bambina indifesa, rannicchiata in posizione fetale nel chiedere aiuto alla Madonna, all'interno di quei cerchi di malvagità che le si sono stretti addosso.

Di pregio anche i costumi di Marianna Fracasso e Davide Livermore, nonostante non sia particolarmente comprensibile la scelta delle acconciature femminili, a cresta rosa.

Il quasi sessantenne Gregory Kunde si dimostra nuovamente, oggi, un eccellente esecutore del repertorio lirico spinto e ciò lo si nota subito da “Esultate!”. Contrariamente a qualche piccola difficoltà incontrata negli ultimi ruoli donizettiani interpretati, dove una tessitura più delicata, nonostante fosse eroica, non lo aiutava, con le parti più spinte si trova certamente a suo agio, incarnando alla perfezione ciò che un tempo era definito come fort ténor. L'intonazione è sempre perfetta, la voce sempre in avanti, i piani e i fortissimi sono giustamente al loro posto, come pure gli accenti, nel rispetto dello spartito verdiano. La chiusura del finale primo, con “Venere splende” è davvero emozionante. Buona la resa di secondo atto, ma se possibile ancora migliore è “Dio! Mi potevi scagliar tutti i mali”.

Lo affianca un'altrettanto esemplare Maria Agresta nei panni di Desdemona, che appare leggermente in sordina nei primi tre atti, ma la colpa è del compositore. Il soprano esegue la parte nel totale rigore della partitura, accentuando i passaggi dolci e quelli forti così com'è scritto. Verdi desiderava porre l'attenzione sulla relazione tra Otello e Jago, ancora meglio sullo sviluppo della gelosia del protagonista. Ecco perché, nel rispetto degli equilibri, la quasi totalità del finale è dedicata a Desdemona e Maria Agresta sa eccellere nella resa della canzone del Salice, ancor più nella preghiera alla Madonna, tenendo così lungo e saldo il la filato da strappare al pubblico un applauso a scena aperta ancor prima che potesse pronunciare “Amen”.

Carlos Alvarez ha la vocalità perfetta per interpretare Jago e si prodiga in un fraseggio molto espressivo, sorretto da una musicalità naturale piacevolissima. Forse è troppo elegante nella resa del personaggio, che tutti vorrebbero vedere cattivo e velenoso, ma giustamente è più realistico e credibile.

Molto buona, limpida e brillante, è la prova di Manuel Pierattelli nel ruolo di Cassio, anche se sembra che la voce indietreggi un poco dopo il passaggio. Andrebbe riascoltato in un cantabile ricco di acuti.

Notevole è anche l'Emilia di Valeria Sepe e sa farsi notare anche il Montano di Claudio Ottino. Adeguati il Roderigo di Naoyuki Okada e il Lodovico di Seung Pil Choi.

Il Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice diretto da Gino Tanasini sa farsi notare. Lo stesso vale per il Coro guidato da Pablo Assante, nonostante l'apertura dell'opera non sia delle più eccellenti.

Un po' confusionaria è invece la direzione di Andrea Battistoni, che sa portare l'Orchestra alla sua consueta precisione e pulizia di suono solo in quarto atto, pur restando sempre povero di colori.

Ovazioni per tutti gli interpreti al termine dello spettacolo e grande plauso all'Orchestra, che durante la seconda pausa delizia il pubblico con un medley natalizio.

 
 
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