L'Opéra di Montecarlo ospita il tanto atteso debutto di
Juan Diego Florez nel ruolo di Fernand ne La
favorite di Gaetano Donizetti, eseguita in forma di
concerto presso l'Auditorium Rainier III.
Jacques Lacombe dirige l'Orchestre Philharmonique de
Monte-Carlo con fare romantico, in uno stile che si avvicina di più
all'opera italiana dell'Ottocento piuttosto che al belcanto francese,
guadagnando vivacità nelle pagine più drammatiche o nelle scene corali, ma
perdendo un poco di soavità nei passaggi più lirici e maggiormente dedicati agli
struggenti pensieri dei due protagonisti. Purtroppo la rappresentazione è
danneggiata da qualche taglio, ma pare che ormai sia una moda che colpisce
continuamente le opere più lunghe di alcuni compositori.
È positiva anche la prova del coro diretto da Stefano Visconti,
pur non essendo eccellente in tutti i punti, tra cui la prima parte del
matrimonio in terzo atto, mentre riesce davvero bene tutto il finale secondo.
Beatrice Uria-Monzon interpreta la parte della protagonista
in maniera più che corretta, con una bella vocalità scura e rotonda. Purtroppo è
poco omogenea nel passaggio e si sente un cambiamento di colore – lo stesso
accade nelle note più basse – che le fa perdere tutta la morbidezza che invece
mostra nella zona centrale. Pertanto le pagine più cantabili sembrano talvolta
spigolose, mentre la cabaletta è chiaramente migliore, dove il canto si
concentra maggiormente sull'uso della tecnica.
Il Fernand di Juan Diego Florez non avrà gli slanci
eroici tipici del tenore romantico, ma esce benissimo in ogni parte dell'opera,
compresi i grandi concertati ed è in grado di esprimersi in passaggi così
pregevoli che è impossibile anche solo pensare che manchi qualcosa dalla sua
interpretazione. Già dalla prima aria dimostra di possedere – oltre alla sua
consueta intonazione perfetta, alla linea di canto sempre uniforme e agli acuti
splendidamente cristallini – una incredibile padronanza dei legati ed esegue
delle smorzature davvero emozionanti. Ovviamente è con la cabaletta – arricchita
da un paio di variazioni – che preme sull'acceleratore con una facilità
impareggiabile: raffinatissimo nel colore, morbidissimo nelle agilità,
limpidissimo e saldissimo su tutte le note, dalle più gravi alle più alte,
eloquente nel fraseggio. Lodevole è infine la resa di “Ange si pur”,
soprattutto per i lunghi fiati e i pianissimi ben timbrati, dopo la quale il
pubblico in visibilio richiede un bis, purtroppo non concesso.
Jean-François Lapointe ha una vocalità un poco strana,
poiché sembra opaca, pur diventando brillantissima verso la zona acuta. A parte
ciò esegue il ruolo di Alphonse in maniera accuratissima, cesellando la
parte di colori che riesce a rendere con una omogeneità davvero sorprendente,
pure nel transito tra pianissimi e fortissimi. Anch'egli valorizza la cabaletta
con un paio di variazioni, ma è il suo forte sta decisamente nel fraseggio del
canto spianato e ciò lo si riscontra particolarmente nella seconda aria.
Più che corretta è la prova di Nicolas Cavallier nei panni
di Balthazar, anche se sarebbe preferibile assegnare la parte a una
vocalità più scura. Infatti in primo e quarto atto, cantando accanto al coro e
al tenore, il difetto nel colore non si nota particolarmente, mentre nei
concertati di secondo e terzo atto sembra mancare qualcosa.
Julia Novikova è una Ines molto leggera e un po'
metallica, con una zona acuta poco pulita e purtroppo quasi sempre coperta da
coro e orchestra. Efficacie è la prova di Alain Gabriel nella
parte di Don Gaspar. Lunghe ovazioni del pubblico al termine dello
spettacolo per tutti i protagonisti.
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