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Rovigo città gioiellino veneto era sfavillante la sera di venerdì 11 ottobre per la prima della stagione teatrale del suo teatro il Sociale. Ho apprezzato l'elegante e  gentilissima famiglia del sindaco Dott. Bruno Piva che faceva gli onori di casa con affabilità e cordialità fuori del comune all'entrata della platea nel piccolo ed affollato foyer, gli spettatori tutti entusiasti ed appassionati, insomma sembrava di essere in una casa di amici!
Appena il biondo e giovane direttore d'orchestra Fabio Mastrangelo ha impugnato la bacchetta creando quel magico ed indescrivibile momento che è l'inizio di una rappresentazione, con il brusio del pubblico che d'improvviso si spegne in un silenzio rispettoso e pieno di aspettativa, si è creata una forza energetica ed affascinante e l'Orchestra Regionale Filarmonia Veneta ha risposto in pieno al gesto bruciante e vigoroso del suo direttore, Â avvolgendoci subito in una massiccia ed imperiosa onda sonora, che ha poi mantenuto per tutta l'opera, ora minacciosa e spietata nelle scene con Scarpia protagonista, ora sensuale e languida negli abbandoni amorosi di Tosca e Mario, ora disperata e graffiante nelle disperazioni e nelle scene di tortura e violenza di Mario.
Devo proprio dire che in questa recita i veri protagonisti sono stati l'orchestra ed il direttore, oltre alle meravigliose scene del grande Hugo de Ana , alla sua regia ripresa con buona mano da Giulio Ciabatti. Splendido il gioco di bianco e nero nei costumi /firmati sempre da De Ana) e nei bellissimi e sapienti tagli di luce del light designer Sandro Dal Prà ( memorabile il crudo ed algido bianco all'apparire di Scarpia nel primo atto o il bianco stesso che fa risaltare l'arcangelo alla fine dell'opra nel suicidio di Tosca). E ben concepito il movimento strisciante e misero del coro vestito di stracci che crea un terribile contrasto con la pompa dei paramenti sacri e le ricche vesti dei prelati durante il Te Deum a significare l'oppressione esercitata sulla povera gente in quel periodo da Santa Madre Chiesa.
La protagonista è Annalisa Raspagliosi soprano molto bella, dalla voce buona e ben curata, ma non adatta alla tessitura di Tosca. Più leggera non ha il peso e la zampata drammatica che il ruolo richiede e l'attrice non decolla, resta esile ed inespressiva. I famosi scatti della primadonna gelosa ed impulsiva restano accennati, non infiamma e non emoziona, pur portando con onore e professionalità a termine la recita.
Lo stesso si può dire del tenore Kristian Benedikt, anche se più disinvolto come attore (il ruolo però ha meno sfaccettature…) . La voce resta come interna, non ha un bellissimo colore e risulta spesso indietro e povera nello squillo. Solo in due momenti ha liberato la sua voce e sono venuti fuori lo squillo e la potenza, ma per dare un'idea il generoso pubblico rodigino ha lasciato finire la romanza più famosa “E lucean le stelle” senza alcun applauso.
Al suo apparire ha fatto veramente tremare invece lo Scarpia di Elia Fabbian con voce stentorea e ben appoggiata, con una freddezza ed una protervia ben rese, scolpendo sia vocalmente che scenicamente un personaggio credibile, e riuescendo ad assecondare sempre il gesto del direttore ed il volere del regista.
Eccellente la prova del baritono Domenico Colaianni simpatico e pauroso Sagrestano e nobile e dalla bellissima voce il Cesare Angelotti di Paolo Battaglia basso già da noi apprezzato in parti primarie. Orfeo Zanetti è stato uno Spoletta di lusso dando risalto con buona voce ed ottima scena ad un comprimario ben importante come anche buona la resa di Enrico Rinaldo (Sciarrone), bella voce incisiva quella di Victor Garcia Serra (un carceriere). Esile forse perché subentrato all'improvviso al titolare, il pastorello di Giovanni Trimurti, comunque da lodare per il gran coraggio!
Non molto presente il coro Li.Ve. debole soprattutto nella sezione soprani, buona e sciolta la prestazione dei Piccoli Cantori di San Bartolo, diretti da Dino Zimbello e Giorgio Mazzucato.
Una piacevolissima serata, ben concepita e ben condotta che ci ha lasciato soddisfatti.Â
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