Un colpo d'occhio spettacolare e che fa bene al cuore dell'amante dell'opera lirica quello che ci ha offerto il piazzale della Rocca di Cento, la patria del sommo pittore Guercino in provincia di Ferrara, gremito di pubblico entusiasta ed attento in occasione della recita di Aida di Giuseppe Verdi avvenuta il 13 settembre scorso.Il capolavoro verdiano rappresenta un esperimento che l'amministrazione comunale ha voluto mettere in atto per la prima volta a Cento e direi che è stata vinta appieno!
Notevole il colpo d'occhio offerto dalla scena elegante e raffinata di pietra grigia conn elementi egizi stilizzati (un idolo, una piramide ed alcuni obelischi) e geroglifici incisi sulla pietra ripresa dal geniale regista Stefano Nardo ed il sapiente gioco di luci che illumina la rocca che fa da sfondo alla scena. I costumi sono semplici, ma raffinati proprio nella loro semplicità e molto curati nei particolari. Aida è Fernanda Costa soprano dalla voce limpida, fluida, dall'emissione che risulta naturalissima e sapiente e dagli acuti svettanti (notevole il mi bemolle sovracuto che ha concluso la scena del trionfo lanciato come una saetta infuocata dall'artista sul pubblico) dai celestiali filati e dall'ottimo uso del fraseggio. Buona la prova del soprano anche se l'avremmo voluto un po' più attrice ed il colore della voce è un po' più leggero rispetto al peso vocale della protagonista verdiana.
Il baldo Ignacio Encinas veste i panni dell'innamorato Radames ed interpreta con veemenza latina ed incisiva (fin troppo!) la sua parte con una voce salda, ben proiettata in avanti con acuti smaglianti e con molto mestiere.
Anima di questa serata (si è prodigata perché tutto filasse liscio tra comune, sponsor ed artisti ed ha voluto fortemente la realizzazione dell' evento e questo le fa onore) il mezzosoprano centese Monica Minarelli nelle vesti regali di Amneris . Presenza bellissima da vera leonessa dei faraoni, recitazione misurata e ben tratteggiata, ha cantato con voce molto bella nella zona grave e centrale, ci è parsa leggermente in difficoltà nella zona acuta, ma in totale il suo personaggio è balzato con forza nella scena ed ha lasciato un'ottima impressione nel pubblico.
Sergio Bologna è stato un ottimo Amonasro, dalla voce brunita, intensa e musicalissima, l'attore non ha mai forzato le righe e non si è mai scordato che è un re e non un selvaggio tronituante come spesso ahimè vediamo e sentiamo.
Di grande potenza e bellezza la voce del basso mantovano Gianluca Breda ottimo Ramfis come anche sempre elegante e musicale la prestazione di Luca Gallo il Re. Gradita sorpresa il giovane tenore centese Alessio Ravasini nelle vesti del Messaggero e buona vocalità nella sacerdotessa di Olga Benyk.
Il maestro Mauro Perissinotto ha guidato con salda mano l'Orchestra Filarmonica Segattini, compatta e dal colore unico (una menzione particolare agli archi) dando una nota personale ed incisiva all'esecuzione dell'opera . Il coro “Amici del Belcanto”-Centopievese è da premiare per il fatto di aver affrontato con vigore ed emozionante calore il non facile capolavoro verdiano ricordando che non si tratta di professionisti della scena. Un encomio particolare alla sezione dei bassi nell'atto del giudizio buone e possenti voci.
Completavano il cast artistico le leggiadre ballerine dell'”Associazione Studio Danza ATIR” che danzavano con le coreografie di Rita Gamberini, molto belle e riuscite sia la danza dei moretti che le danze del Trionfo.
Quello che balza agli occhi nella regia di  Stefano Nardo è l'estrema cura dei particolari, la conoscenza profonda dell'opera e dell'epoca storica ed il profondo rispetto per la musica, un elogio particolare in tempi dove alcuni registi cercano di stravolgere per risaltare essi stessi l'opera . In complesso un ottimo spettacolo e l'augurio che si ripeta l'anno prossimo questo felice e riuscitissimo esperimento vincendo ancora sul terremoto ed i suoi danni.
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